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Lo snowboarder addolorato


 

Storia di PI

 

Pi, nome di fantasia, è un mio cliente,  lui racconta a tutti questa storia, potrei mettere anche il nome ma mi da fastidio, chi mi conosce sa che sono molto riservato.

 

Pi spunta da me qualche anno fa, è uno snowborder di circa 40 anni, ha un grosso problema alla schiena che gli sta creando molte sofferenze, sia di ordine fisico che psicologico, uso questa parola, che non mi piace, per far capire meglio il momento; la componente mentale che si innesca in queste situazioni è considerevolmente importante, a volte diventa primaria. Mi ha trovato tramite un mio articolo, che lo ha incuriosito e mi ha chiesto un appuntamento. 

 

È un libero professionista, e non riesce a lavorare più con regolarità, cosa che gli crea parecchi disagi, anche economici. Mi racconta tutto e che lo hanno visto diversi professionisti della salute tra cui due osteopati che conosco bene. Persone a cui mi affiderei tranquillamente per il livello di professionalità e esperienza che possiedono. Ma nulla, non ha cavato un ragno dal buco, sta sempre peggio.

 

Ha pensato di andare da uno che si occupa di sportivi.😁

 

Iniziamo un percorso, ogni seduta è mista, si lavora sulla sua postura e nello stesso tempo si fa coaching. Questo è il mio modo di procedere, il mio metodo.

Bisogna lavorare sugli assetti ormonali da più direzioni e   solo innescando la giusta sequenza di rilascio ormonale si può pensare al risultato, altrimenti è solo fuffa. Le parole sono ormoni.

 

Dopo qualche seduta va meglio, ho trovato una situazione simile ad una lenza che si è aggrovigliata per il vento forte, e piano piano inizio a sbrogliarla. Si sente più sereno e mi dice che ha ripreso a lavorare, mi confessa di essere arrivato da me in una situazione economica difficile e che ora ha ripreso ad acquisire clienti. 

 

È una situazione che ho già vissuto più volte, e che racconterò prossimamente.

 

In pratica, l’ernia lombare su cui si erano focalizzati tutti era solo la vittima.

 

Dato che le cose vanno bene, interrompo le sedute: non ha senso lavorare in modo serrato se le cose migliorano drasticamente, deve camminare con le sue gambe e la sua testa.

 

Si sente bene ed è talmente sicuro di se che va sulla neve e  malauguratamente per il freddo si blocca sullo skilift, torna da me preoccupatissimo 😔 piegato in due. Gli dico di stare tranquillo e in due sedute torna a posto, riprende il controllo.

Passa un poco di tempo, mi telefona e mi dice che gli ho cambiato la vita.

 

La cosa mi preoccupa…😱che vorrà dire? Mettetevi nei miei panni…

 

Mi dice che la sua vita è ripartita pienamente e che ha deciso si sposarsi e questo grazie a me.

Gli rispondo, ridendo, ma ancora preoccupato,  che non posso assumermi queste responsabilità e mi dice che ha ritrovato le energie e la concretezza di qualche anno prima di stare male.

Mi congratulo per la scelta e gli auguro buone cose, meno preoccupato, ma...

 

Qualche tempo dopo viene allo studio per una seduta, e mi dice che in effetti pensava di non essere più in grado di sopportare stress psicofisici importanti, mentre ora ha trovato fiducia, tant’è che lui e sua moglie aspettano un bambino, cosa che gli faceva terrore solo al pensiero di non poterlo tenere in braccio.

Mi dice: e anche questo è merito tuo.

 

E ci risiamo, gli dico: finiscila con questa storia che in queste cose passare dal merito alla colpa è un attimo.

 

Non l’ho visto e sentito per oltre un anno, poi è tornato da me per farsi  fare un “tagliando”.

Sta bene, qualche acciacco, ma controllabile, è felice, ora i figli sono due, ne è arrivato un altro, e pensare che pensava di non  farcela,   il lavoro procede bene.

 

La mia teoria  è sempre la stessa: un corpo senza dolore è un corpo felice. Un corpo felice è un corpo che produce risultati.

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