lunedì 26 ottobre 2015

ALLENAMENTO FUNZIONALE

--> Cos’è l’allenamento funzionale? A che serve? Come distinguerlo da altri metodi di allenamento?

Struttura e funzione: secondo una teoria è la Struttura a governare la Funzione. Questo è vero, anche se la struttura si è evoluta nel tempo per permettere lo svolgimento di determinate azioni, le funzioni motorie. La struttura vincola e dirige la funzione, se quest’ultima non è sviluppata al meglio la struttura perde le sue potenzialità e riduce di conseguenza le possibilità di movimento.

L’allenamento è un processo tramite il quale s’interviene in modo organizzato al fine di ottenere la migliore prestazione possibile. È un processo distruttivo, (distruzione +/- controllata) dove è fondamentale il fattore rigenerativo al fine di ottenere la migliore risposta organica possibile, la famosa supercompensazione.

Io penso che ci siano due possibili definizioni di allenamento funzionale.


·      L’allenamento funzionale è un sistema di esercizi fisici indirizzati a sviluppare coerentemente movimenti e azioni prossimi al modello di prestazione da sviluppare.

Oppure:
·      sistema di esercitazioni adatto allo sviluppo di tutte le possibilità motorie concesse dalle articolazioni in gioco, in rapporto ad una funzione motoria specifica.


L’idea di allenamento funzionale è attualmente confusa o contaminata da altri tipi di allenamento, come il core stability, il body stability, yoga, ginnastica propriocettiva, carico naturale, callestenico ecc.

La mia idea di allenamento funzionale è legata a due modelli che si compenetrano: il modello prestativo e il modello esplorativo.

Il modello prestativo è la struttura motoria organizzativa tipica della prestazione da raggiungere;

il modello esplorativo è la fase di esplorazione e scoperta delle possibilità di movimento.

Prima di proseguire vorrei chiarire un concetto, più volte espresso,  spesso in contrasto con i concetti che esprimono istruttori e allenatori poco attenti.

La prestazione è la massima ottimizzazione delle capacità messe in gioco dall’individuo. Per ottenerla, bisogna ridurre progressivamente, con l’allenamento, i gradi di libertà delle varie capacità, rendendo essenziale il gesto. 

Un allenatore disattento, qui, interverrebbe con una frase del tipo: perché perdere tempo? Ottimizziamo il gesto, ripetiamolo n. volte e abbiamo l’atleta perfetto.
Non funziona così, l’uomo per sua natura tende a restringere i gradi di libertà perdendo funzionalità, ce ne accorgiamo ogni giorno, ogni giorno che passa perdiamo, se non allenate, alcune capacità. Il sistema uomo è un sistema che punta al risparmio, e questo lo ottiene diminuendo i gradi di libertà. Se noi lo permettiamo con un’atleta, abbiamo prodotto un danno incalcolabile. Non dimentichiamo che le varibili in gioco durante un gesto sportivo sono infinite ed infinite devono essere le possibilità per l'atleta di gestirle.

Prima ipotesi, allenamento funzionale orientato alla prestazione. Se è funzionale lo deve essere ad essa, quindi le esercitazioni devono essere indirizzate ad ampliare le possibilità motorie, in tutte le componenti condizionali del o dei gesti utilizzati durante la performance.

Va da se che in uno sport ciclico esercizi statici bipodalici sono poco funzionali, se poi gli esercizi non sono funzionali al gesto o a migliorare le carenze del gesto, sono solo una perdita di tempo.
Esempio slegato dal concetto precedente, un affondo non è un esercizio funzionale è un affondo e basta. 
Se invece l’utilizzo dell’affondo è oggettivato dal tentativo di miglioramento di una gestualità specifica con assi specifici e modalità di contrazione specifiche diventa funzionale allo scopo prefisso.Un esercizio può essere funzionale se è funzionale allo scopo in caso contrario è un esercizio e basta, magari coreografico ma quello è e quello rimane.

Quindi, prima di tutto nell’esercizio funzionale ci deve essere l’intenzione di ottenere un dato risultato e il conseguente studio per ottenerlo.

Seconda ipotesi, allenamento funzionale orientato allo sviluppo motorio.
Un gesto in quanti modi si può fare? Uno, tre, venti? Esplorare le possibilità di movimento tramite esercitazioni funzionali, comporta una diversa e più completa attivazione delle aree del cervello deputate.  
Un ginocchio quanti movimenti può fare? Secondo il Kapandji il ginocchio ha un grado di libertà, la flesso estensione, poi c’è un movimento accessorio, la rotazione sull’asse longitudinale, ( solo se l’arto è flesso) Quindi facile…. No non è facile, perché il ginocchio, usciamo dalla biomeccanica articolare, realizza più micromovimenti di quello che pensiamo, ma soprattutto in quanti movimenti può essere coinvolto un ginocchio? Che rapporto ha con la caviglia, con l’anca, con la sacroiliaca, con la colonna vertebrale, o per assurdo con gli occhi? Durante un gesto sportivo come si comporta il ginocchio? in quante posizioni spaziali si ritrova?

Come si può osservare le due ipotesi alla fine si avvicinano e si fondono in infinite progressioni di esercizi, trovare venti o trenta movimenti esplorativi che coinvolgano il ginocchio è semplice, almeno per me..... come poi coinvolgere il ginocchio nel lavoro specifico di sviluppo della prestazione all’interno di esercitazioni funzionali mirata a scopi specifici.

Allenare è complesso, si basa su distruggere risorse, rigenerare e di nuovo  distruggere, con l’intento di rendere ottimale questo ciclo infinito funzionale alla prestazione.
Si basa, pure, sul diminuire i gradi di libertà e ottimizzare il gesto per poi ampliarli e diminuirli in un ciclo infinito funzionale all’individuo.

Enjoy

Gaetano Rosace Posturologo e Preparatore Fisico Reggio Calabria

Continua……

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