martedì 13 aprile 2010

Quindi lo stretching non si fa?

Lo stretching si fa o non si fa?

Quando iniziai  a fare stretching nei primi anni ottanta, era ancora una pratica sconosciuta; allora, ricordo,  imparai i rudimenti dello stretching ad un raduno giovanile della nazionale di atletica leggera. era il 1981!

Fino a quel momento si era molleggiato e basta, cosa che se fatta con giudizio può essere utile, leggi stretching dinamico.

Affascinato da quello stretching statico lo approfondì moltissimo fino ad essere considerato, un paio di anni dopo, un “esperto” tanto da essere chiamato da un mio professore all’ISEF a tenere delle lezioni ai miei colleghi studenti.

Sullo stretching di Andersoniana memoria, (quello di Bob Anderson fu il primo vero libro sullo stretching giunto da noi e considerato una bibbia per almeno 20 anni)  si è detto tanto: previene i traumi, non si può concludere un riscaldamento senza, fa andare più forte perché rende più elastici, bisogna usarlo al termine della seduta, ecc. Tutto basato sulle sensazioni e non sui fatti!

Va sottolineato che lo stretching è sempre esistito, pensate a quante posizioni Yoga,  vecchie di alcune migliaia di anni, siano simili o in alcuni casi identiche allo stretching che pratichiamo oggi.

Al momento lo stretching è "tirato" da una parte e dall'altra da quelli che lo amano e dachi lo rinnega, forse basta avere un poco di giudizio

  1. Prevenzione, dalle ricerche eseguite sembra che lo stretching non aiuti a prevenire gli infortuni, quindi è inutile utilizzarlo in questo senso. 
  2.  riscaldamento, alcune ricerche mettono in luce una perdita di performance nella forza esplosiva dopo avere fatto stretching. Effettivamente se torniamo un attimo alla fine del 1800 Charles Scott Sherrington. parlava di riflesso da stiramento o miotatico. Oltre a questo, la direzione delle fibre viene modificata durante lo stretching e quindi il muscolo ha più difficoltà a rendere sulla forza esplosiva.
  3.  Nel post allenamento, specie in sport come il calcio, è da evitare; i microtraumi  da lavoro eccentrico sono frequenti, quindi allungare un muscolo che a caldo non manifesta fastidi ma che potenzialmente  è danneggiato può essere pericoloso.

Potrei continuare per molto ma mi fermo qui. Bisogna considerare lo stretching un sistema di allenamento e non utilizzarlo per presunte proprietà taumaturgiche. Bisogna conoscerlo e praticarlo con coscienza e metodo.


Ora alcune considerazioni, quando chiedo ai miei atleti (di diversi sport, di diversa estrazione, di diversa qualificazione) cosa allunghi? E, perché? la risposta più frequente è: non so, lo faccio sempre. Questo indica una pratica inconsapevole dello strumento stretching.

Alla domanda, quanto dura la tensione? E, come respiri durante? Ho solo risposte evasive.  Altro indice di inconsapevolezza tecnica.

Per rispondere al punto n° 1, la prevenzione, lo stretching non può funzionare in questo senso, perché non siamo tutti uguali e quindi i muscoli da allungare perché in ritrazione non sono uguali per tutti, quindi senza personalizzazione nessuna prevenzione.

Lo stretching deve essere personalizzato secondo le linee di tensione muscolare

Considerando che per ogni muscolo ritratto bloccato c’è un muscolo antagonista collassato, forse basterebbe lavorare sul bilanciamento, ma non è facile, non per tutti almeno.

Bisogna distinguere da muscoli accorciati e muscoli bloccati in allungamento.

Il punto n° 2 è realmente un problema, però tornando  a Sherrington, ci ricordiamo che esiste un riflesso miotatico ed un riflesso miotatico inverso, quindi la “profondità” della tensione fa tutto.

L’orientamento delle fibre  è essenziale, viene spesso citato il fenomeno del “creeping” ma di quali muscoli? Stiamo parlando dell’angolo di pennazione? E, provocando, se provassimo ad allungare i muscoli antagonisti di quello che ci serve per saltare, che accadrebbe?

l'allungamento dei muscoli antagonisti può aumentare il tono degli antagonisti.

Il punto 3, relativo all’attività post allenamento è imprescindibile, se la pratica sportiva è intensa con cicli accorciamento stiramento intensi assolutamente niente stretching nell'immediato della prestazione o dell'allenamento.

Lo stretching deve essere fatto, ma con metodo e insegnando tecniche differenti ,con allungamenti del muscolo ragionati, utilizzando la minima tensione e tempi di durata oggettivati dall’obiettivo. Una tecnica avanzata la trovi in questo articolo stretching differenziato

Con respirazioni adeguate e finalizzate. Con posture di tensione progettate sulle reali esigenze del soggetto. Organizzandone i tempi di utilizzo in relazione all’attività fisica praticata. Ecco come impostare il tuo stretching: stretching facile in 10 mosse

Tornando al creeping, si definisce così il fenomeno per cui su un allungamento intenso le fibre di collagene si allineano, il tendine si allunga però perde capacità di immagazzinare energia. Essendo proprio il connettivo a fare da “molla” nelle esercitazioni esplosive non è una pratica da svolgere a meno che non si voglia modificare la struttura del muscolo, come si fa nelle ginnastiche correttive o posturali, ma questa è un’altra storia, ne parleremo in seguito.

Buon lavoro.

se vuoi approfondire l'argomento:






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