Nei settori giovanili dell’atletica leggera e di altri sport individuali l’individuazione del carico fisico adatto ad allenare qualsiasi sia la fascia d’età è relativamente più semplice.
Distanze da percorrere, tempi, quantità di esercizi (lanci, balzi) sono individuati un po’ per prassi ed in parte per studio, test fisici e antropometrici.
Nei giochi sportivi è molto più difficile trovare soluzioni che creino un rapporto carico/prestazione ottimale, in alcuni sport più che in altri, il calcio ad esempio, può diventare terreno fertile per i metodologi proprio per le difficoltà intrinseche dell’attività i questione.
Analizziamo alcuni dei fattori limitanti.
Potremmo continuare ad elencare fattori limitanti, e magari lo faremo in seguito, cominciamo a dare un’indicazione su come distribuire il carico.
Distribuzione del carico.
In atletica leggera hanno le distanze, nel calcio sarebbe troppo semplice e poco redditizio basare parte degli allenamenti in questo direzione, sottrarremmo agli atleti delle possibilità di padronanza tecnica e tattica. Il primo passo da fare e creare un programma di carico progressivo.
La progressione del carico si può raggiungere da diverse direzioni.
Da aggiungere a:
Identifichiamo l’errore. L’errore
non è solo tecnico, ma può essere posturale, coordinativo ecc. Un controllo del corpo e dell’attrezzo al limite è un indicatore di limite del carico fisico.
Per il momento mi fermo qui, c’è già molto su cui ragionare.
Distanze da percorrere, tempi, quantità di esercizi (lanci, balzi) sono individuati un po’ per prassi ed in parte per studio, test fisici e antropometrici.
Nei giochi sportivi è molto più difficile trovare soluzioni che creino un rapporto carico/prestazione ottimale, in alcuni sport più che in altri, il calcio ad esempio, può diventare terreno fertile per i metodologi proprio per le difficoltà intrinseche dell’attività i questione.
Analizziamo alcuni dei fattori limitanti.
- La gestualità base del calcio non è presente in natura, nel senso che il calciare, controllare la palla ecc. non sono movimenti abitualmente ripetuti se non all’interno della disciplina.
- I muscoli coinvolti sono molti, e per tornare al punto precedente, molte volte non sono pronti al tipo d’azione da compiere.
- Le superfici utilizzate, anche se le più comode, creano anch’esse dei sovraccarichi mal sopportati dalle strutture muscolo tendinee.
- La capacità di forza fisica, in rapporto all’età ed al tipo di attività non è sempre adeguata alla richiesta.
- La variabilità dei gesti per garantire il controllo e la propulsione dell’attrezzo e del corpo è talmente alta da utilizzare muscoli deputati ad altro scopo, un esempio sono i muscoli flessori della coscia e gli adduttori.
- In natura i flessori non lavorano in modo separato dagli adduttori, ma a seconda la posizione del ginocchio e dell’anca possono diventare ausiliari dell’adduzione e dell’abduzione, così pure gli adduttori a volte concorrono chon alcune fibre nella flessione della coscia. (Kapanjii vol III°),
- I nuclei di accrescimento di anca, iliaco, ginocchio sono fortemente sollecitati dalla disciplina.
Potremmo continuare ad elencare fattori limitanti, e magari lo faremo in seguito, cominciamo a dare un’indicazione su come distribuire il carico.
Distribuzione del carico.
In atletica leggera hanno le distanze, nel calcio sarebbe troppo semplice e poco redditizio basare parte degli allenamenti in questo direzione, sottrarremmo agli atleti delle possibilità di padronanza tecnica e tattica. Il primo passo da fare e creare un programma di carico progressivo.
La progressione del carico si può raggiungere da diverse direzioni.
- La riduzione dell’area di gioco per singola esercitazione , e suo ampliamento progressivo da programmare nell’arco di settimane o mesi, è un modo per ottimizzare il rapporto prestazione spazio.
Da aggiungere a:
- Istruzione tecnica a bassa intensità, utilizzando mezzi di comunicazione ed insegnamento diversi. La bassa intensità, intesa come velocità esecutiva scarsa accoppiata a recupero ampio, permette una focalizzazione da parte dell’atleta sia del gesto che del tipo di azione, permette un adattamento progressivo della struttura al gesto. Tempo di allenamento ampio.
- Ripetizione del gesto ad intensità crescente, con recuperi ampi. Una volta acquisito il gesto, si provvede ad aumentare la velocità di esecuzione mantenendo recuperi molto ampi. Tempo di allenamento, medio.
- Ripetizione del gesto ad alta velocità ed ad alta frequenza, riduzione dei recuperi. Fissazione del gesto tramite ripetizioni ad alta frequenza. (recupero scarso. Tempo di allenamento, breve.
- I tre passaggi sopra esposti, si basano sul principio dell’errore, quando c’è l’errore ripetuto l’esercitazione non è calibrata, la progressione: istruzione, velocità, ripetizione è bloccata in caso di errore ripetuto. Bisogna fare un passo in dietro e calibrare l’esercitazione ad un livello più basso.
Identifichiamo l’errore. L’errore

Per il momento mi fermo qui, c’è già molto su cui ragionare.
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