lunedì 17 agosto 2009

Allenare, coordinazione, #3

Allenare la coordinazione? Cominciamo a chiederci a cosa serve.
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Partiamo dal presupposto che l’azione che si andrà a compiere è conosciuta, vuoi perché la si è vista, vuoi perché la si è sentita, (vedi le nuove ricerche sui neuroni specchio, attivi anche in chi non ha mai avuto la vista) vuoi perché la si è immaginata.
An Absolute Passion
Il programma motorio da attuare è il problema da risolvere, come modulare la serie azioni che portano al compimento del movimento.

Chi si occupa di allenamento, da ogni punto di vista, si pone una serie di obiettivi condizionali, forza, resistenza, velocità ecc. Tralasciando o limitando gli obiettivi coordinativi. È naturale che ciò avvenga, il progresso in fatto di analisi e valutazione delle attività motorie è andato in questo senso, esistono decine di mezzi e scale di misurazione per definire la qualità e potenza di sistemi come quello aerobico piuttosto che l’alattacido, esiste molto poco e scarsamente affidabile per quanto riguarda il sistema coordinativo.

Un grave, involontario, danno è stato fatto nel tempo, dalle varie tabelle che riguardavano le fasi sensibili di apprendimento coordinativo, è stato per molti come avere un alibi per non fare, per non provare, per non sperimentare. Francamente nella mia carriera ho visto giocatori ed atleti evolversi in età matura, pivot imparare movimenti nuovi a 27 anni, attaccanti cambiare ruolo da grandi ecc.

Il sistema nervoso di un atleta ha molte assonanze con quello di un artista, la specializzazione emisferica viene meno, e origine e sviluppo dell’azione utilizza percorsi differenti. Come per l’artista il carattere sarà meno scontato.

L’obiettivo di questo post è creare un problema, mettersi di fronte alla necessità di chiedersi come insegnare un processo motorio, e trovare diverse strade che portino alla soluzione. Se notate è lo stesso processo che porta alla soluzione ideale del problema motorio. Uno spunto è dato dall’articolo “Dal modello del futuro desiderato alla fisiologia dell’attività” di Gazienko e Fejgemberg, pubblicato sul n°50 di SDS, del dicembre 2000.

L’azione come dicevamo prima è conosciuta. L’azione prevede un risultato, questo dipende dall’efficacia dell’azione. "I mestieri dimenticati" - il fabbro (Napoli)Un fabbro nella sua vita lavorativa darà milioni di martellate, sicuramente il martellare del fabbro sarà molto più preciso del mio o del vostro, ma il fabbro è sempre preciso?Tutte le martellate sono uguali? No, è molto preciso ma non tutte le martellate saranno uguali.

Conviene usare sistemi di allenamento simili a quello usato dal fabbro?

Nella vostra esperienza, quale atleta si è affermato prima e ha stabilizzato meglio la sua affermazione, quello che riusciva a compiere con precisione azioni di allenamento ripetitive o quello che risolveva con maggiore facilità le variabili che si inserivano sul processo di esecuzione motoria?

Per chi lavora con i giochi sortivi, l’aspetto tattico di una gara a cosa è legato? Alla tattica individuale e di gara mi direte voi? E queste, a loro volta a cosa sono legate? Alla tecnica, risponderete? E la tecnica a cosa è legata? All’aspetto cognitivo, percettivo, ed alla motivazione.

Partendo da questi ultimi, per lavorare sulla cognizione, percezione e motivazione, come dicevo nei post precedenti, è necessario conoscere l’atleta, studiarlo e trovare le chiavi di accesso al sistema adatte.

L’errore tecnico o tattico deve essere analizzato e bisogna valutare in qual punta si trovi l’inghippo, dove il sistema nervoso non riesca a completare in modo proficuo un processo motorio che già conosce.

Decodificare il codice motorio dell’atleta è un compito arduo ma stimolante, osservare il miglioramento tecnico o prestativo dovuto ad una sequenza motoria ottimizzata è quanto di più gratificante possa esistere.

La “ripetizione senza ripetizione” citando Bernshstajn, è una opportunità, scomoda perché ci fa pensare, ma utile alla soluzione del compito motorio.

Il Sistema Nervoso deve controllare tantissimi gradi di libertà, il fabbro dell’esempio precedente, ha trovato un modo economico (ripetizione) per ottenere lo scopo, ha ridotto i gradi di libertà. Chiamate il fabbro e chiedetegli di smontare e rimontare un vecchio orologio a cipolla, c’è la farà? Sarà capace? Avrà molte difficoltà. I monaci guerrieri del tempio di Shao Lin hanno codificato un sistema di lavoro che è simile a quello del fabbro, eseguono un movimento per 40 secondi e lo ripetono per 4 ore, per mesi, una volta raggiunta una buona efficacia passano ad un altro, bello vero, ma voi avete tutto questo tempo? Siete monaci forse?

Il movimento presente nel vostro cervello è ricchissimo di gradi di libertà, usare solo quelli necessari e tenere il resto per superare le variabili è il compito da prefissarsi.

Secondo Bernshstajn, l’elaborazione di qualsiasi attività motoria, consiste nella capacità di risolvere da capo ogni volta, il compito motorio (ripetere senza ripetere) e non nella ripetizione degli stessi comandi.

Il sistema sensoriale corregge l’azione motoria durante il suo svolgimento. Ricordatevi che il movimento già esiste, deve essere semplicemente finalizzato.

Alla prossima.

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