Nella foto Giorgia Sofia @giosofi_
Quando tutto dipende dagli occhi! Quanto possono incidere sulla tua postura sul tuo benessere e sulla tua performance?
Ti racconto di un caso di quelli che possono stare tranquillamente in un libro e che possono essere citati come bibliografia di esempio. Il classico caso limite che l’autore porta a tua conoscenza per dimostrare la complessità della materia.
Ho avuto in carriera diversi casi da bibliografia come questo, sono casi rari, che si incontrano su grandi volumi di valutazioni eseguite, o se si opera in ambiti molto specifici. Per quanto mi riguarda, tra valutazioni funzionali, sportive e posturali sono intorno alle diecimila eseguite in circa trenta anni di attività, quindi un poco di numeri li ho accumulati.
Alcuni anni fa, si presentò da me una giovane donna, che io già conoscevo, ma ancora non era mia cliente, la quale si approcciò con la solita frase:
“Gae solo tu mi puoi aiutare…”
Assieme ai farmaci, le avevano fatto fare posturale, e “oltre a spendere soldi non era servito a nulla”. Ho citato, appena, le sue parole.
Alla fine della lunga intervista, faccio i miei test e dopo eseguo un reset posturale, che è un sistema che normalizza il tono muscolare. Alla fine le dico di camminare.
Okay, le dico, sono le lenti, c’è una piccola deviazione dell’asse ottico, che grazie alle lenti spesse e bifocali crea un effetto prisma che ti manda in tilt. Naturalmente, le spiegai in modo comprensibile la cosa e le raccomandai di passare dal suo ottico per fare ricentrare le lenti, sempre se possibile. Lei, invece, si recò subito alla farmacia più vicina a comprare un paio di occhiali da “battaglia” in attesa di fare sistemare le sue costosissime lenti di ultima generazione.
La rividi per un controllo dopo sette giorni, e poi riprese la sua vita di sempre. La vedo spesso sfrecciare come un razzo quando esco a fare due passi.
Andiamo alle spiegazioni. Che cosa era successo?
Una premessa. La posturologia è una disciplina trasversale, che coinvolge diversi professionisti e diversi ambiti, basata sullo studio dei recettori posturali e di come il sistema nervoso governa le informazioni che lo raggiungono da dentro e fuori il corpo. Sono considerati come recettori, principalmente: occhi, occlusione, piedi e orecchio interno, ma non solo, c’è molto altro a cui fare caso. Per sua natura il corpo nella sua “favolosità”, mi si consenta il termine, è programmato per compensare tutto quello che è ritenuto un’alterazione importante dei suoi organi di senso. Faccio un esempio, se per qualche ragione devi mettere una benda sull’occhio, dopo qualche attimo di smarrimento cominci a rifunzionare più o meno bene, perché il tuo sistema nervoso considerando la mancanza come un’aberrazione trova tutte le strategie del caso per renderti la vita più facile, in pratica non vuole “vedere” il problema e lo cancella. In posturologia si dice: “chiude le uscite posturali che non funzionano”. Se però il tuo occhio si trova a dover fronteggiare una minuscola variazione dell’asse focale, diciamo sotto i 4° di scostamento, quello che accade è che il sistema nervoso non riesce a compensare e “impazzisce” non riuscendo a gestire le informazioni, mettendoti ko.
Bisogna sapere che agli albori della posturologia, alcuni dei principali ricercatori erano oftalmologi, e uno dei metodi per trattare la postura era proprio quello di applicare un prisma ottico alla lente in modo che l’alterata visione costringesse il paziente a modificare la propria postura in meglio, eliminando i disturbi posturali. Questa tecnica si utilizza ancora oggi, in campo ortottico, con prismi adesivi che si applicano sulla lente. La signora di cui parlavo prima, si era assuefatta agli occhiali e nello stesso tempo aveva modificato la posizione della testa, cosa che portava il complesso OAE ( che comprende dall’occipite a C2, occipite, atlante, epistrofeo) ad essere disfunzionale, ma, purtroppo, non ancora diagnosticabile, per chi l’aveva seguita precedentemente. Ad un qualsiasi controllo risultava in salute e quindi si pensava ad altra area di pertinenza. Per maggiore chiarezza ricordo che i muscoli oculari sono strettamente connessi con i canali semicircolari dell’orecchio che gestiscono l’equilibrio e con i muscoli sub occipitali che fanno da starter ai movimenti del capo. In fisiologia questa si chiama via Oculo-Cefalo-Gira per chi fosse interessato ad approfondire.
Negli anni ho avuto molti riscontri di questo genere, alcuni eclatanti come questo, altri più sottili e subdoli. Lavorando molto con atleti pro di altissima qualificazione, ho visto parecchi soggetti ridotti ad uno straccio, fisicamente e psicologicamente per alterazioni posturali di questo tipo; a volte, delle insignificanti e non patologiche microvertigini fanno rallentare di molto runners e ciclisti, e non solo. Alcuni segnali della problematica possono essere i seguenti: non riuscire a correre bene in discesa, o in gruppo, o avere difficoltà in mezzo ad un bosco o su un terreno disconnesso, o a camminare nella folla, ecc. Per un’atleta che ha come obiettivo massimo il rendimento, problemi di tipo posturale possono essere bombe ad orologeria che mettono a rischio la carriera.
Faccio qualche esempio, sempre legato alle lenti: un miope porterà delle lenti che avranno la struttura di due prismi, o per capirci meglio, disegnandoli, di due triangoli che se visti di lato, hanno gli apici che si intersecano sul punto che corrisponde al centro ottico, che deve assolutamente corrispondere al centro dell’occhio.
Nel caso l’occhiale scivolasse in basso, in alto e di lato, si verificherebbe un effetto prisma, una distorsione, come ne trovo tanti, e quasi sempre facilmente gestibili, ma in alcuni casi diabolici, quest’ultimi pochi per fortuna. Si creano torsioni sull’asse delle lenti che provocando l’effetto prisma mettono a dura prova il loro proprietario. Creando disturbi di umore, stanchezza, cadute, che nessuno va a mettere in relazione con il recettore oculare.
Lo stesso, naturalmente, accade con lenti strutturate per altri problemi di rifrazione. Tutti i tipi di lente possono incorrere in queste problematiche.
In breve, se un soggetto portatore di occhiali ha una posizione del capo fuori dall’asse ideale, bisogna andare a cercare in questa direzione prima di approcciarsi al trattamento della cervicale. Si controlla l’inclinazione del capo, si mette in relazione alle vertebre cervicali, si controlla l’integrità vascolare e dopo si testano gli occhiali, se tutto va in quella direzione lo si manda dall’oculista e dall’ottico che ha prodotto le lenti.
Ma attenzione, il recettore oculare è sensibile anche ad altri fattori disfunzionali. Una caduta violenta su schiena e sedere, un colpo in testa, un colpo di frusta, un’anestesia totale, l’abuso di farmaci, l’uso di droghe, possono portare a situazioni simili a quella descritta. E in questi casi le cose cambiano e si agisce diversamente applicando protocolli specifici.
Buona postura
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