Un case study che si accomuna ad altri cinque molto simili tra
loro che ho seguito nell’ultimo anno.
Tutte donne in carriera, giovani, con parecchi problemi fisici e poco avvezze a
muoversi.
Poco più di un anno fa, mi chiama
una signora per un appuntamento, è un medico, mi dice che dopo l’ottava persona
che le aveva fatto il mio nome si era
decisa a chiedere un appuntamento... Le chiedo di attendere un attimo, il tempo
di farmi il segno della croce, so già
cosa mi aspetta … Le chiedo l’indirizzo di posta elettronica per inviarle le
info di rito (chi sono, cosa e come faccio, e quanto le costerebbe un ipotetico
percorso) e dopo qualche giorno arriva la sua risposta affermativa; le fisso un
appuntamento.
Primo appuntamento.
Giovane, poco meno di quaranta anni, dice che
ha fatto il giro di esperti e specialisti di mezza Italia, per risolvere i suoi
“problemi di cervicale” e delle sue articolazioni legnose. Problemi che non le
permettono di lavorare serenamente, di fare le cose che le piacciono, la fanno
sentire anchilosata, vecchia. Gli ultimi
che l’hanno vista le hanno detto in ultima analisi di rassegnarsi, e fare
un’altra, l’ennesima, cura farmacologica, che lei non vuole fare perché sarebbe
la terza e fino ad ora senza esito, e dopotutto potrebbe prescriverseli da se.
Il lavoro fatto con un odontoiatra
posturologo, non ha sortito effetti, nonostante Bite ecc. Ha fatto tanta
fisioterapia ed è stata vista da vari osteopati e chiropratici.
Durante il colloquio mi “spara” la
sequela dei nomi che l’avevano visitata
e trattata, vantandone i titoli e carriere, mezzora di bla bla bla, al che la
fermo e le dico:
senta! Immagino siano tutti, anche
quelli che non conosco, luminari nel loro campo, dei veri numeri uno, ma ora è
qui da me, quindi per quanto bravissimi, con lei non hanno avuto efficacia, forse
il problema non è medico, forse è da tutt’altra parte, quindi o iniziamo a
parlare di cosa fare oppure ci dobbiamo salutare.
Il livello di spocchia e antipatia
che tocco in questi casi è vicino a quello della signora Rottelmayer di Heidy,
comunque devo dire che facevo a gara con quelli della mia cliente, che in
difensiva, stava sicuramente pensando, ma questo tipo , che ancora non ho
capito bene cosa faccia, quanto se la tira?
Inizio.
Aggiungo: finalmente. Facciamo due
chiacchiere: fa sport si, l’ultima volta alle medie ... ok, dico io, ottimo.
Altro? NO! mi dice lei “non sopporto correre, odio sudare, la ginnastica mi fa
schifo ...” é certo, penso io, da me dovevi venire? Le hai lette le info sulla
mail???? Piscina? No mi rovino i capelli...
Ad onore di cronaca, soggetti litigati con l’attività fisica ne
incontro spesso, come una tipa che si vantava di non aver mai fatto nulla. Si
vede… fu il mio commento.
Le spiego che non mi occuperò della
sua cervicale, non mi interessa, ma di come funziona tutto il corpo, mi guarda,
credo non capisca. In ogni caso iniziamo la valutazione, e vengono fuori delle
cose interessanti: propriocezione questa sconosciuta, scarsa coordinazione, postura mista ascendente-discendente,
ecc. Capisco perché odia lo sport.
Un approccio posturale classico,
tipo posturologia francese, è impensabile, la cliente a parte gli scherzi, è
una giovane professionista rampante, gira il mondo per lavoro (ecco perché
conosce i luminari) estremamente preparata e dinamica. Una con gli attributi.
Non ha tempo!
Fatti i test di movimento,
analizzata la postura, e viste le foto-test, decido di fare quello che avrei
fatto con un atleta pro che avesse accusato le stesse problematiche. Capita
spesso che le cose non si risolvano solo con medicine e fisioterapia, e gli
atleti non possono stare a riposo per mesi, sperando che tutto passi da solo.
Inizio con un programma di tre
sedute, le prime tre di un mio protocollo di 10, per riconciliarla con il movimento riattivando i pattern adeguati,
utilizzando tecniche di micro-ginnastica abbinate alla respirazione. Le insegno
anche delle auto-tecniche riflesse da fare a casa ed in viaggio, su mani e
orecchie per ottenere una deprogrammazione posturale riflessa.
La prima seduta
Inizio a lavorare dai piedi, (mi
guarda strano, non capisce la globalità del corpo umano) con esercizi basati su
dei micro movimenti per iniziare una programmazione del movimento, riattivando gli schemi,
probabilmente in letargo da quando aveva tre anni. Risponde bene, dice che si
sente meglio, continuo con gambe e bacino, il movimento migliora e si sente più
sciolta; tronco, spalle e occhi, qui è più difficile; coordinare occhi, collo e
spalle non le viene naturale ma prima che finisca la seduta si riconcilia con
il suo movimento, e mi dice: “oggi farò retromarcia nel modo classico,
girandomi, e non guardando lo specchietto”; inizia a sentire il collo libero e
un appoggio dei piedi morbido, sente il pavimento!
Seconda Seduta
Sta meglio, iniziamo la seduta
andando più nello specifico ed associando la ginnastica con il lavoro sul diaframma; il lavoro coordinato
tra occhi e muscoli suboccipitali riesce a liberare le tensioni eccessive sul
collo ed è possibile creare una relazione di movimento tra occhi, collo e
caviglia.
Finisce la seduta, dice lei: “in condizioni
umane”, il giorno dopo mi telefona e mi dice che si sente bene e riprende a
lavorare.
Terza Seduta
Inizio con il lavoro di stretching
posturale. Lavorando sulla muscolatura in ipertono tipica della sua postura. Ho
creato, dai test e dalle foto, una sequenza di esercizi di allungamento analitico
sui muscoli che fungono da relè nel tenere la sua postura in disfunzione,
accoppiandoli ad una sequenza di esercizi di Body Alignment. Al termine
funziona meglio, si sente “normale”.
Ciclo iniziale finito, francamente
pensavo peggio, mi chiede di poter completare il percorso di 10 sedute per
migliorare il rapporto con il suo corpo, ed anche perché deve fare un paio di
viaggi di lavoro all’estero ed è preoccupata dall’eventualità di rattrappirsi
nuovamente.
Concluse le 10 sedute, sta molto
bene, è veramente contenta e mi chiede di essere seguita oltre che per la
postura anche dal punto di vista fisico, come personal trainer. Pianifichiamo
una seduta a settimana e andiamo avanti per 6/7 mesi, al termine di questo
periodo, corre, va in palestra e fa attività sportiva, che per una che odiava
queste cose si tratta di un risultato
eccellente, peraltro senza prescrizioni, tutto in modo spontaneo, si è
innamorata dell’attività fisica.
Chiudo il percorso e le consiglio
di fare da sola per almeno 6/8 mesi.
Oramai ha tutti gli strumenti per
gestirsi da sola.
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