lunedì 21 luglio 2014

Allenamento, la misura del carico







La misura del carico d'allenamento è la prima problematica che affronto  quando lavoro  come consulente con preparatori e allenatori.

Fermo restando che per prassi un allenamento dura in media due ore la domanda è: cosa si fa in quelle due ore? E poi perché deve durare due ore? Potrebbe durare anche meno?

Spessissimo gli addetti ai lavori  non conoscono nemmeno l'entità  del dispendio energetico in gara, alcuni esempi:


In una lezione di spinning ben fatta e spinta al limite, un utente mediamente preparato consuma circa 600/700 cal.

un giocatore di basket professionista, peso sotto gli 80 kg ruolo guardia in una partita consuma circa 750/800 calorie

un podista amatoriale che corre 10 km  consuma circa  500 cal.


Come misurare il carico

Iniziando a ragionare!

Solo leggendo questi pochi dati dati, si capisce che il giocatore di basket professionista non ha un consumo calorico abnorme, tale da dover essere monitorato secondo per secondo per il rischio che esaurisca le riserve energetiche …. impossibile l’ over training (1) come qualche allenatore ipotizzava.

alcune dritte per la lettura del carico “istantaneo”

La lettura della velocità tecnica e del suo decadimento: 

“Se la velocità tecnica non è adeguata alla zona di allenamento, significa che o è troppo alta la richiesta in rapporto alla capacità o è troppo alto o troppo protratto il carico. “

Altra opportunità è misurare il quantitativo di elementi tecnico-fisici usati in allenamento in rapporto al quantitativo usato in gara



Prendiamo ad esempio i salti in una partita di Basket, ( prendo ad esempio il basket, ma potrei parlare di volley o di calcio,  che sono due sport il primo spiccatamente ad orientamento verticale ed il secondo ad orientamento orizzontale, quindi uso uno sport intermedio)  poniamo che siano 50 distribuiti su varie azioni tecniche, questo è un parametro che allenatore e preparatore devono tenere presente. E così via elemento per elemento.

Un tempo, ma anche oggi, purtroppo, si diceva che bisogna mettere del fieno in cascina, riempire i serbatoi ecc. 
Sono una massa di stupidaggini. 
La preparazione pre campionato e in season non è una produzione di riserve energetiche è invece un riadattamento progressivo all’attività di gara, ed un mantenimento delle condizioni neurofisiologiche ideali alla prestazione, la costruzione delle riserve deve essere demandata all’off season.

Ci si dimentica del carico mentale….

Un allenatore per prima cosa deve prevedere due aspetti associati, il carico mentale e quello fisico. Il carico mentale deve essere adeguato ai livelli di attenzione ed è in sport tecnici è il più importante, fino a quando si regge mentalmente la fatica l'aspetto tecnico viene salvaguardato, dopo non ha più senso lavorare e bisogna cambiare direzione. 
Consiglio agli allenatori per migliorare questo punto, di farsi filmare ad ogni allenamento per un paio di settimane, briefing e riunioni comprese. Di rivedere i filmati e analizzare il proprio linguaggio, la quantità di parole, quante interruzioni dell’allenamento provocano e quando gli atleti iniziano a manifestare calo dell’attenzione.

foto  di  Official U.S. Navy Imagery

post originario redatto il 5 aprile 2009 revisionato integralmente il 21 luglio 2014

(1)In 25 anni di carriera non ho mai visto un atleta di sport di squadra in over training e ne test ne analisi da laboratorio hanno mai fatto intravedere questo rischio, forse legato a sport individuali, dove subentra la componente psicologica del non volersi mai fermare. Esiste una forma di stanchezza psicofisica che si percepisce negli sport di squadra sul finire dell'allenamento e che spesso produce infortuni da disattenzioni, come le distorsioni, in ogni caso il ripristino è immediato, nelle dodici ore seguenti.

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