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Mente e limiti alla prestazione



 

3000 anni fa la gente non aveva molta consapevolezza del “SE” ed aveva una mente che possiamo considerare sociale, un poco come oggi, solo che allora non c’era Facebook e le persone erano indirizzate dal capo del villaggio, dal tiranno di turno, dagli eventi atmosferici, dalle pandemie, dalle eclissi o da un dio che andava di moda in quel periodo.
Una mente bicamerale. Ovvero, una parte della mente dava ordini e l’altra parte li riceveva. La coscienza era captata come una voce dall’ esterno.
 
La gente aveva scarsa capacità introspettiva e per sopravvivere seguiva alcune o tutte quelle cose che ho indicato prima.
Le scelte erano affidate ai segni. Dovevi attraversare il fiume? Prima si guardava in che direzione volava la civetta e poi si decideva, e se si affogava era per volere di qualche volontà suprema; oppure tagliavi la testa ad un pollo e cercavi di capire in che direzione correva la bestiola, ecc.
 
La nostra mente non è cambiata molto da allora, si è evoluta, ma la struttura dev’essere rimasta molto simile, perché alcune cose non tornano, basta fare un giro sui social e si capisce subito che tendiamo a fare le stesse cose, alcune volte vestiti meglio…altre peggio, ma ancora in un certo senso siamo lì come se 3000 anni non fossero passati. 
 
Questo incide enormemente sulla nostra capacità di performance sportiva e vitale.
Pare che l’area di Wernicke, collocata sull’emisfero temporale dominante, abbia un ruolo in tutto questo. E’ l’area deputata a riconoscere le parole; sembra che abbia una controparte collocata sull’emisfero opposto e che sia collegata a questa da un sottile nastro di cellule. Se stimolata, quella sull’emisfero dominante, impedisce il linguaggio, mentre se ad essere stimolata è quella sull’emisfero opposto si sentono “le voci”… si quelle dall’esterno, che invece sono memorie interne.



Polygon data were generated by Database Center for Life Science(DBCLS)[2]., CC BY-SA 2.1 JP <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.1/jp/deed.en>, via Wikimedia Commons
 
L’area di Wernicke per alcuni ricercatori è l’area dove si fissano le convinzioni limitanti.
Ed è quella su cui noi agiamo con il nostro lavoro per annullarle.
E’ li che, come accadeva per gli antichi, si fissano come mormorii interiori quelle paroline, quelle frasi dette senza nessuna cattiveria, da genitori, parenti, insegnanti, allenatori e tanti altri, frasi come: tu non farai mai niente nella vita! Tu, non realizzerai mai il tiro libero decisivo! Tu, non hai le qualità per eccellere! Tu non vincerai mai un’olimpiade! Tu non farai mai soldi! Tu, è meglio che non studi e vai a lavorare! Ecc. 
 

Frasi senza cattiveria? Lo spero, ma avendo studiato un poco di antropologia credo che un poco ci sia.
Magari queste paroline sono state dette a mò di sprono, me se il momento in cui sono emesse è sbagliato, la mente le accoglie e diventano un mantra. Un mantra distruttivo, bloccante, che limita la nostra evoluzione. 
 
In effetti la mente è energia e un qualsiasi computer, come il cervello, ha bisogno di un programma per funzionare, se inseriamo un errore nel programma, questo funzionerà male.
Ne ho visti clienti e atleti bloccati da queste cose, per fortuna c’è rimedio a tutto, con le tecniche giuste si possono sbloccare rapidamente pensieri limitanti come questi. Pensare che la preparazione sia solo fare pesi e lavoro metabolico è come pensare di vestirsi solo con una maglietta e lasciare tutto il resto del corpo nudo. Compresi i piedi.
 
Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=10581673
 
Per chi obietta dicendo che dovrebbe intervenire uno psicologo, rispondo che sono d’accordo, se c’è il tempo, farei fare al mio atleta o al mio cliente anche 50 sedute di psicoterapia, ma se si verifica un blocco 5 minuti prima di una partita o di un colloquio importante, e questo, se non sono presente, mi telefona, io una soluzione rapida e funzionale la devo dare.
Si parla sempre di mente e corpo, ma ancora non se ne è capito il significato. 
 
Non si è ancora capito il concetto di energia. Oltre il processo biochimico c’è di più. non so perchè ma questa frase mi ricorda Sabrina Salerno...
 
Buona vita a tutti

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