Ti
ricordi l’Audi quattro, quella che agli
inizi degli anni ottanta vinceva tutti i rally?
È stata una rivoluzione, la
prima auto europea di grande serie a trazione integrale. Tutti dopo si sono
adeguati al suo modello tecnico.
Ecco
un preparatore vero dovrebbe essere a trazione integrale, come l’Audi quattro, attento
non ho detto a trazione integrata che è un’altra cosa, ma integrale.
Ti
spiego cosa intendo.
La
prestazione è composta da molti elementi, ma intanto, sai cosa significa
preparare?, o lavori senza sapere chi sei e cosa fai?
Disporre,
sistemare qualcosa in modo che sia pronto per l'uso richiesto;
Fare
tutto ciò che è necessario per consentire l'attuarsi di qualcosa nel migliore
dei modi;
addestrare, esercitare qualcuno in modo che possa
affrontare una prova o mettere qualcuno in grado di sostenere
una difficoltà o di raggiungere un obiettivo.
Il
preparatore deve controllare e gestire tutti gli aspetti fisici, tranne quello
tattico, perché tutti gli aspetti concorrono alla performance.
Quindi:
preparazione vera e propria (metodo, mezzi
e organizzazione);
postura ed efficienza biomeccanica;
stato e capacità di recupero
fisico; gestione dello stress;
recupero da infortuni;
rigenerazione fisica;
alimentazione;
tipologia di trattamenti (medici, fisioterapici, ecc) cui sono sottoposti gli
atleti, e molto altro, compreso la motivazione.
Troppo? E si è arrivato lui che pensa basti gridare e ammazzare di lavoro gli atleti ..
Comunque, se riesce a fare tutto, è ha le
competenze, è un preparatore a trazione integrale, non è detto che vinca tutto,
ma sicuro non lascia niente al caso.
Se
invece non ha le competenze e di fronte a queste voci non sa cosa fare o come
gestirle e se ne disinteressa, è solo un semplice istruttore di fitness o se vuoi di
palestra, magari belloccio, ma che si improvvisa. Quindi è un’altra cosa che non ci azzecca niente,
anche se ha una tessera che dice il contrario.
Sempre
più spesso sento colleghi dire: (occhio che li ho chiamati colleghi, non lo
faccio mai, oggi sono stranamente politically correct)
“NO! Di questo non mi occupo, io alleno e basta. No! La schiena non è
mia competenza. No! L’alimentazione. No! Mandiamolo da un dietologo. No! è tutto
storto, non ci posso lavorare.
No! se ha male al ginocchio non ho che farci.
No! Assolutamente, meglio metterlo a riposo. No! Non ce la fa perché non ha
voglia…..”
Questo
significa comportarsi da capra, con il massimo rispetto per le capre, che sui
pendii scoscesi possiedono un equilibrio incredibile, che i miei “colleghi”,
magari palestrati si sognano.
Un
preparatore, se vuole esserlo veramente, deve essere in grado di gestire tutto,
perché se demandare ad altri alcune competenze è comodo, perché ti scarica
dalle responsabilità, alla fine dei conti, se la squadra non corre, è
scoppiata, ha venti infortunati, la proprietà non andrà dal custode o dal nutrizionista
a chiedere conto, ma andrà dal preparatore.
Non
andrà del dentista, non andrà dal medico, sarà il preparatore che alla fine
dovrà rispondere, mentre il medico e il dentista passeggiano fischiettando.
Ma
non è nemmeno questo il punto, è la dignità di fare un lavoro con amore e
passione senza lasciare nessuna componente a se stessa.
Toglietevi
dalla mente i super staff da milioni di euro, intanto perché non tutti lavorano
al Real o al Barcellona, e poi, far coesistere tutte queste figure senza che
ognuno tiri da una parte o dall’altra, è veramente difficile. In quel contesto
si può anche dire un NO! Ma anche li ci sarei cauto.
Le
collaborazioni sono necessarie, fondamentali, ma se mando un atleta dallo
psicologo, ed io preparatore dell’atleta non lavoro, non mi confronto con lo
psicologo per trovare una soluzione ad aiutare l’atleta, il lavoro dello
psicologo rimane fine a se stesso, un loop che non porterà da nessuna parte,
con danni a volte gravi, già visti e
documentati.
Questo
perché lo psicologo non sta dentro le dinamiche di preparazione, e bisogna
fargli da filtro.
Stessa
cosa del dietologo, tutti i dietologi o i nutrizionisti possono fare una dieta,
ma che ne sanno di che carichi fisici somministri tu agli atleti? Natura del carico,
estensione, intensità, ripetitività? Se tu non ci collabori con il dietologo,
l’atleta come fa a migliorare? Che fai, lo imbottisci ad integratori? Ma, come
diceva Toto:
Mi
faccia il piacere
Se
non sai leggere le analisi dal punto di vista della tua professione, e non dal
punto di vista del medico, perché la tua lettura non può essere clinica ma solo
oggettivata da quello che provoca l’allenamento, come fai a parlare con il
medico se c’è qualche valore che inficia la prestazione o il recupero dell’atleta?
Aspetti che te lo dica il medico?
Non è compito suo, magari non ci arriva
nemmeno dato che il suo lavoro è cercare una malattia, perché lui si occupa di
salvare vite e non di performance.
Il medico farà una lettura clinica orientata
alla salute, in un ipotetico rapporto testosterone/cortisolo (ma potrei farti
altri esempi) sbilanciato verso il cortisolo non ci vedrà niente di strano,
com’è giusto che sia.
Ma tu, si dico a te, che organizzi i carichi e conosci il giocatore,
qualche idea te la dovrai pur fare di sto’ cortisolo alle stelle e del
testosterone al minimo, o no?
E se fosse ferro e ferritina, per te sarebbe più
semplice?
Se
un tuo giocatore ha un ottavo (gli ottavi sono i denti del giudizio, vai a studiare va) che crea
una spina irritativa e magari è una potenziale causa di quella fastidiosa
tendinite, chi ci parla con il dentista?
E se ha una mal occlusione? Chi ci
mandi, il medico? E tu non ci vai? E se dovessero decidere di fare un
intervento o una modifica ad un bite che destabilizza il giocatore per 20
giorni, senza dirti niente, tu il giorno dopo lo fai allenare e questo si
rompe? O se te lo fermano per un mese?
Loro,
ricorda, non hanno le tue competenze in materia di prestazione, o quelle che
dovresti avere, per gestire una situazione di questo tipo; sono medici, si occupano
di salute, ma al tuo presidente ed al tuo allenatore questo non interessa,
vogliono il giocatore pronto.
Come ti comporti? Fai decidere agli altri?
Dovresti essere tu a mediare e fare capire le esigenze e cercare di farle
combaciare con la salute, ottimizzando tempi e incoraggiandoli a scegliere i
metodi più appropriati, naturalmente non solo con la dialettica, ma con dati e
carte alla mano.
Ma
se non capisci di postura, di occlusione dentaria e non parli la lingua dei
medici, è difficile che tu ne esca bene.
Il
tuo medico sociale è un clinico di primordine, un chirurgo dalle mani
fantastiche, un barone della medicina, benissimo!!! Ok, ma dove esercita?
In
un campo da Basket? un campo di calcio? Una pista di pattinaggio?
No!
in ospedale, ed anche se è un genio non passa la sua vita in campo ma la passa
in clinica, e fino a quando il tuo atleta non diventa un suo malato, spero non
per colpa tua, devi essere tu ad occuparti di tutto quello che non riguarda la
sua salute.
Lui,
il doc, anche se ha fatto sport
agonistico si occupa di altro, il lavoro con lo sport, spesso lo fa per hobby,
figurati con quello che guadagna di suo, quanto gli possa fare specie il
rimborso spese che gli dà la società, e quindi, tu, con l’educazione che ti
contraddistingue, non interloquisci mai con lui in merito alle terapie o ai
tempi di recupero che somministra ai tuoi giocatori?
Ma
sei proprio un Ponzio Pilato 2.0 !!
E se
poi continui così e un fisioterapista esterno decide di fare una terapia,
piuttosto che un’altra, che non combacia con le esigenze del giocatore e
dell’azienda? Che fai? Piangi e sbatti i piedini? Chiami tuo fratello maggiore?
Essere
a trazione integrale significa: lavorare al massimo, sbandare poco e affrontare
qualsiasi percorso con serenità e rapidità. L’Audi quattro sbaragliava il campo
perché era diversa innovativa, e tecnologicamente avanti. Ha fatto scuola.
Se
non sei preparato, se non conosci, se non studi, se non sei in grado di parlare
alla pari con chiunque, non sei a trazione integrale, e questo è un grosso
problema,ma non per te che puoi scegliere di vivere tra le capre, sempre se ti
vogliono, per i tuoi atleti, per la tua azienda, e per il tuo allenatore.
Le
mie regole in questi anni sono state due, e per me hanno un valore etico, anche
se qualcuno ha arricciato a volte il naso, rimango fedele a me stesso. Sono in
quest’ordine:
·
primo: tutelare l’atleta;
·
secondo: tutelare gli interessi dell’azienda.
·
terzo: tutto il resto viene dopo.
Per provare
a farlo devi essere a trazione integrale. Se no vivacchia e spera nella fortuna.
Napoleone diceva di preferire i generali fortunati a quelli bravi, ma nessuno glielo ha chiesto quando era detenuto a Sant'Elena. Penso avesse cambiato idea, ma oramai....
Gaetano Rosace
Le immagini e frame video usati su questo post sono dei rispettivi proprietari, nel caso gli stessi non desiderassero questa ulteriore esposizione, verranno immediatamente rimossi.
Commenti
Posta un commento