Performance e realtà soggettiva una nuova frontiera dello sviluppo della performance
Quando allenano, quelli bravi e preparati, pensano a tutto, organizzazione nel tempo delle esercitazioni,magari progettando quello che si farà tra sei o più mesi.
Cercando dopo le valutazioni mediche, funzionali, kinesiogiche, posturali, atletiche e tecniche di trovare mezzi e metodi adatti, affidandosi anche tramite un esperto ad un supporto psicologico, o ad altre figure professionali che possano aiutare ad ottenere il risultato.
Molti fanno questo. Sembra molto? Forse può non bastare.
In un progetto di performance, che sia orientato ad un calciatore professionista o anche a fare risaltare i glutei di una bella donna, si può fare tutto e si, normalmente si fa, perché ora le competenze cominciano ad esserci, i preparatori fisici, i tecnici, i trainer cominciano a possedere competenze tecnico scientifiche inimmaginabili solo 10 anni fa. Però qualcosa manca.
Manca un approccio alla realtà differente, perché ancora si trova difficoltà a focalizzare le cose da due punti di vista, il nostro e quello dell’atleta o del cliente. Con gli atleti giovani è ancora più difficile. Basti pensare che la loro mente si rivolge al sociale solo dopo i venti anni....
Deve cambiare il modello di coaching, che non può più essere rivolto solo al mezzo od al metodo per ottenere la prestazione, ma alla visione del soggetto della realtà individuale e prestativa.
Una parte del lavoro deve rubare del tempo alle esercitazioni classiche, per quanto scientifiche possano essere, per costruire delle esercitazioni che canalizzino il soggetto all’interno di una realtà condivisa.
Senza una condivisione della realtà molte informazioni ed esercitazioni andranno perse e ci si ritroverà come davanti ad un portone chiuso.
La performance prevede il cambiamento, ed il cambiamento non è solo motivazione, è soprattutto consapevolezza della realtà.
Se la bella donna che vuole dei glutei di marmo continua a pensare, perché la sua visione della realtà lo impone, che basta fare, mesoterapia, massaggi, elettrostimolazione, e tutto quello che le viene proposto per migliorare. Non avrà mai un risultato duraturo, e lo stesso sarà per il calciatore.
Il nuovo modello di coaching della prestazione deve prevedere l’esistenza della realtà del soggetto e passare del tempo con essa.
Medita
la foto è di proprietà di Gaetano Rosace vecchio portone

Cercando dopo le valutazioni mediche, funzionali, kinesiogiche, posturali, atletiche e tecniche di trovare mezzi e metodi adatti, affidandosi anche tramite un esperto ad un supporto psicologico, o ad altre figure professionali che possano aiutare ad ottenere il risultato.
Molti fanno questo. Sembra molto? Forse può non bastare.
In un progetto di performance, che sia orientato ad un calciatore professionista o anche a fare risaltare i glutei di una bella donna, si può fare tutto e si, normalmente si fa, perché ora le competenze cominciano ad esserci, i preparatori fisici, i tecnici, i trainer cominciano a possedere competenze tecnico scientifiche inimmaginabili solo 10 anni fa. Però qualcosa manca.
Manca un approccio alla realtà differente, perché ancora si trova difficoltà a focalizzare le cose da due punti di vista, il nostro e quello dell’atleta o del cliente. Con gli atleti giovani è ancora più difficile. Basti pensare che la loro mente si rivolge al sociale solo dopo i venti anni....
Deve cambiare il modello di coaching, che non può più essere rivolto solo al mezzo od al metodo per ottenere la prestazione, ma alla visione del soggetto della realtà individuale e prestativa.
Una parte del lavoro deve rubare del tempo alle esercitazioni classiche, per quanto scientifiche possano essere, per costruire delle esercitazioni che canalizzino il soggetto all’interno di una realtà condivisa.
Senza una condivisione della realtà molte informazioni ed esercitazioni andranno perse e ci si ritroverà come davanti ad un portone chiuso.
La performance prevede il cambiamento, ed il cambiamento non è solo motivazione, è soprattutto consapevolezza della realtà.
Se la bella donna che vuole dei glutei di marmo continua a pensare, perché la sua visione della realtà lo impone, che basta fare, mesoterapia, massaggi, elettrostimolazione, e tutto quello che le viene proposto per migliorare. Non avrà mai un risultato duraturo, e lo stesso sarà per il calciatore.
Il nuovo modello di coaching della prestazione deve prevedere l’esistenza della realtà del soggetto e passare del tempo con essa.
Medita
la foto è di proprietà di Gaetano Rosace vecchio portone
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