venerdì 25 novembre 2016

collo e sudore


Un case study che si accomuna ad altri cinque molto simili tra loro  che ho seguito nell’ultimo anno. Tutte donne in carriera, giovani, con parecchi problemi fisici e poco avvezze a muoversi.

Poco più di un anno fa, mi chiama una signora per un appuntamento, è un medico, mi dice che dopo l’ottava persona che le aveva fatto il  mio nome si era decisa a chiedere un appuntamento... Le chiedo di attendere un attimo, il tempo di farmi  il segno della croce, so già cosa mi aspetta … Le chiedo l’indirizzo di posta elettronica per inviarle le info di rito (chi sono, cosa e come faccio, e quanto le costerebbe un ipotetico percorso) e dopo qualche giorno arriva la sua risposta affermativa; le fisso un appuntamento.

Primo appuntamento.


 Giovane, poco meno di quaranta anni, dice che ha fatto il giro di esperti e specialisti di mezza Italia, per risolvere i suoi “problemi di cervicale” e delle sue articolazioni legnose. Problemi che non le permettono di lavorare serenamente, di fare le cose che le piacciono, la fanno sentire anchilosata, vecchia.  Gli ultimi che l’hanno vista le hanno detto in ultima analisi di rassegnarsi, e fare un’altra, l’ennesima, cura farmacologica, che lei non vuole fare perché sarebbe la terza e fino ad ora senza esito, e dopotutto potrebbe prescriverseli da se.

Il lavoro fatto con un odontoiatra posturologo, non ha sortito effetti, nonostante Bite ecc. Ha fatto tanta fisioterapia ed è stata vista da vari osteopati e chiropratici.
Durante il colloquio mi “spara” la sequela dei nomi  che l’avevano visitata e trattata, vantandone i titoli e carriere, mezzora di bla bla bla, al che la fermo e le dico:
senta! Immagino siano tutti, anche quelli che non conosco, luminari nel loro campo, dei veri numeri uno, ma ora è qui da me, quindi per quanto bravissimi, con lei non hanno avuto efficacia, forse il problema non è medico, forse è da tutt’altra parte, quindi o iniziamo a parlare di cosa fare oppure ci dobbiamo salutare.

Il livello di spocchia e antipatia che tocco in questi casi è vicino a quello della signora Rottelmayer  di Heidy,  comunque devo dire che facevo a gara con quelli della mia cliente, che in difensiva, stava sicuramente pensando, ma questo tipo , che ancora non ho capito bene cosa faccia, quanto se la tira?

Inizio.

Aggiungo: finalmente. Facciamo due chiacchiere: fa sport si, l’ultima volta alle medie ... ok, dico io, ottimo. Altro? NO! mi dice lei “non sopporto correre, odio sudare, la ginnastica mi fa schifo ...” é certo, penso io, da me dovevi venire? Le hai lette le info sulla mail???? Piscina? No mi rovino i capelli...  

Ad onore di cronaca, soggetti litigati con l’attività fisica ne incontro spesso, come una tipa che si vantava di non aver mai fatto nulla. Si vede… fu il mio commento.

Le spiego che non mi occuperò della sua cervicale, non mi interessa, ma di come funziona tutto il corpo, mi guarda, credo non capisca. In ogni caso iniziamo la valutazione, e vengono fuori delle cose interessanti: propriocezione questa sconosciuta,  scarsa coordinazione, postura mista ascendente-discendente, ecc. Capisco perché odia lo sport.

Un approccio posturale classico, tipo posturologia francese, è impensabile, la cliente a parte gli scherzi, è una giovane professionista rampante, gira il mondo per lavoro (ecco perché conosce i luminari) estremamente preparata e dinamica. Una con gli attributi. Non ha tempo!

Fatti i test di movimento, analizzata la postura, e viste le foto-test, decido di fare quello che avrei fatto con un atleta pro che avesse accusato le stesse problematiche. Capita spesso che le cose non si risolvano solo con medicine e fisioterapia, e gli atleti non possono stare a riposo per mesi, sperando che tutto passi da solo.
Inizio con un programma di tre sedute, le prime tre di un mio protocollo di 10,  per riconciliarla con   il movimento riattivando i pattern adeguati, utilizzando tecniche di micro-ginnastica abbinate alla respirazione. Le insegno anche delle auto-tecniche riflesse da fare a casa ed in viaggio, su mani e orecchie per ottenere una deprogrammazione posturale riflessa.

La prima seduta

Inizio a lavorare dai piedi, (mi guarda strano, non capisce la globalità del corpo umano) con esercizi basati su dei micro movimenti per iniziare una programmazione del  movimento, riattivando gli schemi, probabilmente in letargo da quando aveva tre anni. Risponde bene, dice che si sente meglio, continuo con gambe e bacino, il movimento migliora e si sente più sciolta; tronco, spalle e occhi, qui è più difficile; coordinare occhi, collo e spalle non le viene naturale ma prima che finisca la seduta si riconcilia con il suo movimento, e mi dice: “oggi farò retromarcia nel modo classico, girandomi, e non guardando lo specchietto”; inizia a sentire il collo libero e un appoggio dei piedi morbido, sente il pavimento!

Seconda Seduta

Sta meglio, iniziamo la seduta andando più nello specifico ed associando la ginnastica con il  lavoro sul diaframma; il lavoro coordinato tra occhi e muscoli suboccipitali riesce a liberare le tensioni eccessive sul collo ed è possibile creare una relazione di movimento tra occhi, collo e caviglia.

Finisce la seduta, dice lei: “in condizioni umane”, il giorno dopo mi telefona e mi dice che si sente bene e riprende a lavorare.

Terza Seduta

Inizio con il lavoro di stretching posturale. Lavorando sulla muscolatura in ipertono tipica della sua postura. Ho creato, dai test e dalle foto, una sequenza di esercizi di allungamento analitico sui muscoli che fungono da relè nel tenere la sua postura in disfunzione, accoppiandoli ad una sequenza di esercizi di Body Alignment. Al termine funziona meglio, si sente “normale”.

Ciclo iniziale finito, francamente pensavo peggio, mi chiede di poter completare il percorso di 10 sedute per migliorare il rapporto con il suo corpo, ed anche perché deve fare un paio di viaggi di lavoro all’estero ed è preoccupata dall’eventualità di rattrappirsi nuovamente. 

Concluse le 10 sedute, sta molto bene, è veramente contenta e mi chiede di essere seguita oltre che per la postura anche dal punto di vista fisico, come personal trainer. Pianifichiamo una seduta a settimana e andiamo avanti per 6/7 mesi, al termine di questo periodo, corre, va in palestra e fa attività sportiva, che per una che odiava queste cose si tratta di  un risultato eccellente, peraltro senza prescrizioni, tutto in modo spontaneo, si è innamorata dell’attività fisica.

Chiudo il percorso e le consiglio di fare da sola per almeno 6/8 mesi.
Oramai ha tutti gli strumenti per gestirsi da sola.


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