venerdì 21 agosto 2015

La valutazione dell’uomo/atleta

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o la valutazione dell'atleta/uomo se preferisci

Se un preparatore fisico, ad esempio, deve valutare un’atleta, ha un’ampia possibilità di scelta di mezzi e metodi di analisi. Il professionista deve solo districarsi tra GPS, accelerometri, pedane di salto, fotocellule, celle di carico, cardiofrequenzimetri, misuratori di lattato, videocamere ad alta velocità ecc. Ci siamo passati tutti, o quasi, attraverso acquisto e sperimentazione di questi magnifici “giocattoli”.

Alla fine, che misurano “questi cosi”?
Misurano espressioni, capacità e limiti di lavoro fisico.
E quindi, conoscendo i dati, abbiamo risolto i nostri problemi? 
Non del tutto…… forse per niente …….anzi pochino.

Sembro indeciso, vero? Cerca di capirmi, io vado matto per questi costosi “ammennicoli”, e vado pazzo per la ricerca, ma a un certo punto della mia vita professionale i conti non tornavano e ho scoperto la verità, la mia verità, e da allora le cose non sono state più le stesse. Mi sono complicato la vita per renderla più semplice agli altri, agli atleti. Non sono capace di girarmi dall’altra parte se vedo un problema.

Ora ti spiego.
Ho coniato a tal proposito, un motto che per me ha un grande significato, eccolo:

prima di allenare l’atleta, bisogna valutare e migliorare l’uomo che c’è dentro



Ti capisco. In questo momento sei smarrito come me, quando, per fare prima, ho provato ad attraversare a piedi un campo di notte al buio e mi sono ritrovato circondato dai bufali, perché quello non era un campo, ma un allevamento di bufali…

La frase significa che: la struttura e la funzionalità del soggetto devono essere valutati e poi migliorati a prescindere, perché influenzano e interferiscono notevolmente con la prestazione. Anche in soggetti da alta o altissima qualificazione è facile trovare problematiche che in qualche modo limitano la performance o mettono a rischio infortuni, o addirittura inficiano la carriera.

Quindi osservare, valutare e migliorare l’uomo, consentono all’ atleta di esprimere al meglio la propria performance.

Pensaci un attimo, se misuri a un tizio un vo2 max di 90 ml/kg/min, in pratica stai allenando un mostro della potenza aerobica, però non è detto che vinca tutte le gare di corsa a cui partecipa, o tutte le partite che gioca se è un calciatore, ci sono molti altri fattori limitanti.
Tu sai quanto vale, e programmi gli allenamenti tenendo conto di quel parametro.
La stessa cosa se hai un giocatore che ti salta 70 cm da fermo, è inutile che ti ecciti, non è detto che sarà il nuovo M.J.
Hai un parametro importante per poterlo allenare meglio; la stessa cosa  succede quando usi il GPS, saprai  come si muove realmente in partita e grazie a questo puoi elaborare allenamenti più precisi senza perdere tempo in cose senza senso, tipo le ripetute. Ma questo non basta!

L’uomo/atleta è una struttura funzionale che risponde a precise leggi, per prima cosa  è una struttura che risponde al concetto di tensegrità.
Cito un passaggio della difinizioni dellla Treccani, fa figo:

strutture che si autosostengono per effetto di uno stato di tensione presente nel sistema (da cui il nome di tensegrity, dalla fusione di tension e integrity)”

 Se si autosostiene con un eccesso o difetto di trazione, la struttura si deforma e perde “integrità funzionale”, e quindi sai che te ne fai dei tuoi 70 cm di  contro-movimento mani ai fianchi? Ecco…proprio quello. 

Hai trovato un canguro che darà poco al basket mondiale.

La struttura umana è basata su uno scheletro osseo e su uno scheletro fibroso; mentre il primo, l’osseo, ha poco rilievo per noi senza il supporto del secondo, a meno che non tu non sia un antropologo forense, e non credo tu lo sia, dato che gli scheletri, sono a prima vista più o meno tutti uguali; se non ci credi  fatti un giro al cimitero e prova a distinguerli uno dall’altro.

Lo scheletro fibroso invece, che è fatto di tendini, legamenti e fascia, dà forma, struttura e funzione al sistema, tenendo quello osseo in posizione e oltre questo fa molto più di quanto si pensi.
La fascia può incidere financo sulla coordinazione.
Pensa te, che, credevi che la coordinazione fosse solo un fattore nervoso.

L’indagine che compio, valuta la forma che assume l’atleta, in rapporto alla forza di gravità e come si “deforma” in specifiche posture che sperimentano la funzione e come tiene unite queste cose tramite la posturologia.

Occhio, la posturologia di cui parlo io non è quella che viene propinata ultimamente in tutte le salse, è una cosa diversa. Te ne parlerò un giorno, anche perché sono stufo di leggere sciocchezze.

Ecco, ti ho dato una chiave per inventarti un tuo modo di valutare i tuoi atleti, però lascia stare non è cosa, continua a leggere, ti aiuto io dopo.

Un mio “amico” tempo fa, ha avuto una brillante idea, è famoso per le sue genialate, all’incirca suonava così:
“ora chiamo l’osteopata dell’under 29 del KwaZulu-Natal, che  dato che in South Africa in questo momento il campionato è fermo  viene qui gratis o quasi e mi faccio valutare gli atleti.”

Eccellente idea, falla, poi tra sei mesi vediamo cosa hai prodotto di buono.

Una valutazione serve a poco se non sai poi come migliorare i soggetti valutati, con protocolli adeguati.
Sempre ammettendo che il tizio, (che è bravissimo ne sono sicuro)  sia in grado di valutare l’uomo/atleta, faccio presente che un’indagine come quella che propongo io è cosa molto diversa da una visita osteopatica.

Torno serio, naturalmente è tutto inventato, non ho amici così, per fortuna, serve solo  per far capire le diversità, si tratta di un artificio serve a far capire la differenza tra quello che faccio non è quello che fanno gli osteopati, in parecchi fanno confusione. Però il Kwazulu-Natal merita un viaggio, vallo a visitare.

Torniamo a noi, l’obiettivo è: indagare su struttura-funzione-postura e un altro paio di cosucce molto interessanti.

Come? Prometto che parlerò presto in dettaglio di come si fa, in un nuovo articolo che sto scrivendo, così qualcuno copia anche questo, sembra di stare in Cina!

Faccio degli esempi, prendendo solo un parametro per volta, ogni soggetto di quelli illustrati risponde a svariati schemi tutti codificati, non è così semplice come lo rappresento, c’è parecchio lavoro dietro.

Esempio A) 
giocatore di basket, buono, di quelli che ti fanno contento quando li vedi giocare, solo con piedi poco reattivi, e c’è una ragione legata alla sua “tensegrità”. Dalla valutazione, tra le altre cose, emerge una “postura in estensione ” e flessori fibrosi poco elastici  “bloccati in allungamento ” dai quadricipiti troppo rigidi, il mio modello d’indagine, fa intravedere un serio rischio, ai legamenti crociati e una forte tendenza meccanica alla spondilolistesi, che sembra sia anche un problema fisico del padre. Genetica? In parte.

Il suo preparatore, basandosi solo su dati numerici dei test classici, lo stava letteralmente  ammazzando a balzi e pesi (girate e slanci),  per renderlo più reattivo, cosa che, con il tipo di connettivo e di catene muscolari utilizzate, lo avrebbe portato all’infortunio serio entro poco tempo.
Tanto valeva dargli una botta di bilanciere sulla schiena.

Alla valutazione gli ho dato, ancora, solo due anni di carriera, e poi stop, finito, se non si invertiva immediatamente la tendenza e si cambiava il lavoro.

In effetti, questo tipo di indagine può portare a formulare  ipotesi attendibili su forma fisica attuale,  proiezione futura della carriera, e rischio infortuni.

Fortunatamente il soggetto e il suo team hanno capito, e in pochi mesi di lavoro si sono sistemate le cose, ad una nuova valutazione molti degli schemi erano migliorati, e anche la reattività.

Esempio B) 
soggetto pari età del precedente, calciatore, con caratteristiche posturo/funzionali molto simili, l’allenatore che faceva anche da preparatore  non ha creduto ad una parola, e se ne è infischiato,  risultato:  ora il ragazzo sta ancora recuperando un LCA anteriore che ha rotto con un “movimento stupido”, con svariati mal di schiena annessi. Una stagione già l’ha persa vediamo il futuro cosa gli riserva.

Esempio C) 
altro giovane sportivo, ad un test  oculare mi risulta una positività, tipica dopo un importante trauma recente, faccio una serie di domande mirate, e il ragazzo stupito, (mi crede un veggente, sic.) mi dice era caduto dal motorino di un amico il mese prima.
Chiedo all’allenatore sull’andamento dell’atleta, e questo mi da conferma di alcune difficoltà improvvise  a fare cose prima semplici, e una progressiva perdita dei livelli raggiunti.
Un periodo di esercizi yoga mirati per gli occhi e delle posture yoga con una respirazione particolare, e tutto ritorna come prima. Magia? No meccanica.

Una precisazione. Tutti i test medici possono avere una duplice funzione, quella classica di scoprire malattie oppure quella di valutare le funzioni; a me delle malattie non me ne importa niente, delle funzioni si, quindi della doppia lettura di un test medico io prendo solo la parte che mi interessa. Faccio indagini non diagnosi.

Esempio D) 
come questo esempio ne ho tanti in catalogo e in vari sport, tanto è comune. A un test oculare mi risultano delle incongruenze e altre piccole cose, per l’oculista, interpellato per avere anche una diagnosi, sono cose  di nessun significato, bene è già una cosa, il ragazzo è sano!
Per la prestazione invece i problemi ci sono, eccome!

In questo caso tutto era nato per un problema di natura odontoiatrica, un’estrazione difficoltosa che ha lasciato delle tensioni che il sistema non è riuscito a smaltire.
Appianate le incongruenze con un programma di esercizi apposito, il ragazzo ha abbassato tutti i suoi tempi senza cambiare niente dei suoi allenamenti.
Perché? Perché durante la corsa il suo sistema nervoso ha smesso di fare del lavoro in più per tenerlo in piedi e ha smesso di frenarlo in modo impercettibile;  si comportava come se ci fossero delle micro-vertigini, che riusciva a compensare in modo brillante ma dispendioso, aumentando il grado di fatica nervosa, oltre al naturale rallentamento da insicurezza latente, sai quella sensazione di non essere perfettamente stabile?.

Esempio E
pallavolista donna, buon livello, pensa di chiudere la carriera per il mal di schiena insopportabile. A mio avviso ancora il sistema struttura-funzione- postura ha da dare parecchio, non è saturo, inizialmente non mi crede, è scettica, ma bilanciate le tensioni, (tensegrità ricordi?) torna a giocare e potrà  ancora guadagnare qualche altro anno di stipendio. Oltre le sue più rosee previsioni.

Con diverse migliaia di valutazioni all’attivo, ho molti casi clamorosi, alcuni apparentemente “magici”, ma non credo sia il caso di esporli, il caso x non fa statistica, la quotidianità è fatta di uomini normali che devono superare i propri limiti per essere super atleti, poi se capita il caso irrisolvibile, lo si risolve spesso nel modo più semplice possibile. Basta solo fare un’indagine accurata e un ragionamento deduttivo.

Ricordo ancora lo sconforto di un giocatore sottoposto da uno esperto di preparazione ad un piano intensivo da cui non traeva nessun beneficio, è bastato fare un’indagine e riprogrammare il lavoro fisico per invertire la tendenza, l'esperto faceva il lavoro giusto sull’uomo sbagliato.

Una mia indagine è basata su molti test, foto e video, in alcuni casi posso arrivare a scattare più di 70 foto, ma in genere me ne bastano 16 per avere un quadro chiaro e porre rimedio. Uso moltissimo il mio metodo di valutazione fotografica, perché, in un’indagine, devi raccogliere più dati possibili e il feedback che ottieni facendole rivedere agli interessati è veramente notevole.

Se collaboro con le società, di solito, agisco in modo diverso a secondo se le società vogliono un prodotto finito “cotto e mangiato” come si suole dire, o se invece vogliono far crescere gli addetti; in questo caso la valutazione diventa ridondante per dare modo agli operatori di farsi una propria idea basata sul confronto di più dati.

A proposito il programma “l'estate per sviluppare il talento” era basato su questo tipo di valutazione.

Enjoy yourself


tensegrity sphere


1 commento:

  1. Posto un commento fatto sulla mia pagina fb
    Estate 2009,metà agosto,il classico periodo di inizio preparazione per un giocatore di basket.Dopo un buon campionato giocato la stagione precedente,ritorno a giocare a Reggio,carico e apparentemente in forma. Dopo quasi un mese di preparazione fisica tra campo coni e pentimele avverto i primi dolori agli adduttori,che di giorno in giorno aumentano,anche dopo aver interrotto gli allenamenti sia fisici e con palla.Trascorro il mese successivo facendo tekar mesoterapia ore di posture in palestra...la classica riabilitazione medica per curare una pubalgia.passano i giorni,ma non cambia niente,ogni mattina era un impresa alzarsi dal letto senza sentire bruciore o fitte agli adduttori.Poi un giorno,tramite un amico e "compagno di basket" da una vita, non vado a fare la tekar che la società mi stava facendo fare e faccio una visita da Gaetano.Lo chiamo da subito così, come se lo conoscessi da una vita,perché la sensazione che ho avuto dal primo incontro è stata proprio questa.L'approccio e i primi test sono completamente diversi da quelli delle visite precedenti,sono scettico,ma quella sensazione di essere finalmente "capiti " e non solo "valutati " mi porta a dare fiducia a Gaetano. All' inizio con un po di diffidenza poi,grazie anche ai miglioramenti oggettivi,mi fido incondizionatamente.Interrompo la tecar ,cambio tipo di posture,cambio il modo di alzarmi dal letto,riprendo l'attività fisica (cyclette con schienale).i giorni passano e sto meglio. Ho nei lobi dei pallini che Gaetano mi mette periodicamente,fanno un po male ma adesso mi fido e li tengo.Ho addosso dei nastri colorati,non è' ancora diffuso il taping e non capisco tanto a cosa servono,ma io sto meglio e fa pure figo.Vado a mare,non a nuotare,ma a fare camminate lente con l'acqua fino alla pancia.E' ottobre e Gaetano mi ha dato un unica indicazione riguardo alle camminate a mare:vai dove l'acqua è più fredda.Ad ottobre,in acqua,fa freddo a gallico ma inizio ad avvertire meno dolore anche appena sveglio. Inizio a correre in linea retta e gradualmente dopo un paio di settimane ritorno a fare qualcosa a bordo campo con la palla.Torno a sorridere.Continuo le posture e i trattamenti, metto un bite quando dormo ,cambio il modo di fare pesi, di riscaldarmi prima di ogni allenamento,faccio degli esercizi di respiraziore la mattina presto. Posso allenarmi con la squadra. Senza tanti contatti,ma torno a giocare,a correre senza dolore.IL primo canestro dopo un paio di mesi.Torno a ridere!il dolore è passato.Sono meno rigido e più reattivo degli anni precedenti.Giochiamo in casa contro Cosenza.L'ultimo quarto il coach mi chiama per andare al cambio, gioco qualche minuto ma intensamente e senza nessun fastidio.Vinciamo ma soprattutto finisco la partita senza dolore.
    Torno a Respirare dopo un paio di mesi di apnea.
    Negli anni successivi e tutt'oggi non chiamo Gaetano solamente per i vari acciacchi o infortuni,spesso per confrontarmi o parlare con una persona che mi aiutato a risolvere una situazione di difficoltà che spesso va al di là del semplice infortunio.Non mi è mai importato di capire quale sia stata la terapia giusta tra le tante fatte con lui,probabilmente tutte nel loro insieme, hanno contribuito alla guarigione,anche le più "strane".Avevo un problema e l'ho risolto,il resto conta poco.Ho raccontato solo una parte del percorso che mi ha portato a tornare a giocare completamente guarito da una brutta pubalgia,e come è normale che sia in questi anni ho avuto tanti altri infortuni più o meno gravi.Quando capita,chiamo Gaetano...!Quello che ho imparato sulla mia pelle è che :
    “prima di allenare l’atleta, bisogna valutare e migliorare l’uomo che c’è dentro...!"
    Cit. Gaetano Rosace

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