domenica 29 marzo 2015

Caviglia e collo collegati da un respiro

C. è un trentenne che arriva presso il mio studio su indicazione di altri clienti. 
Dire che sia sfiduciato è poco, lamenta fastidi continui ad una caviglia, dolori al collo ed una scoliosi che, dice, “gli da non pochi problemi”.
Vuole tornare a fare sport, al momento è impossibilitato sia con il nuoto, a causa del collo bloccato che non gli permette di girare il capo che con il calcetto a per una caviglia dolorante da mesi.
Pensa di essere al capolinea a soli 30 anni......


Ad un’osservazione superficiale la chiave di lettura potrebbe sembrare  la schiena, in effetti c’è una scoliosi oramai strutturata e “trattata” malissimo con rozzi metodi antidiluviani quando era ragazzo; invece, bisogna indagare le tensioni sul diaframma e difficoltà di “lavorare sotto sforzo” il tutto rafforzato da una tensione emotiva notevole e conseguenti  tensioni mandibolari
( e qui bisognerebbe capire quale tensione crea l’altra), che sono alla base delle problematiche cervicali. 

I Bite fatti in precedenza con  vari odontoiatri, si sono dimostrati inefficaci, forse perchè progettati pensando solo alla bocca e non osservando il soggetto nel suo insieme.


Il problema non è occlusale, o almeno non solo. Come al solito ci sono più cause. La caviglia, ad esempio, che ancora risente di una vecchia distorsione di una decina di anni prima, trattata con apparecchio gessato, è invece correlata al diaframma.

Inizio il programma, come da prassi, lo considero alla stregua di un atleta che deve recuperare la forma dopo uno stop forzato. Inizio quindi con il bilanciare le linee di tensione mettendolo progressivamente in postura, al termine della prima seduta sta meglio e dopo la seconda ritrova la serenità e inizia nuovamente ad andare a nuotare, dato che il collo è praticamente libero, anche se permane una leggera tensione dell’angolare della scapola. 


A questo punto,  gli consiglio di abbinare  un programma di stretching posturale personalizzato, confezionato ad ok sulle sue linee di tensione, che eseguirà a casa da solo, dopo averlo provato con me, ed alcuni esercizi di movimento consapevole per ripristinare pattern di movimento adeguati. 


Accetta di buon grado e progressivamente le cose migliorano, il piede smette di dare fastidio e il collo si rilassa completamente.


 A questo punto C. inizia a stare veramente bene, chiede di poter fare un programma di mantenimento mentre esegue il suo programma casalingo, lo vedo ancora all’incirca una volta ogni due mesi per un anno, e come mia abitudine, con parecchi sms per indirizzare le sue  attività motorie, riprende a giocare a calcio e a fare palestra e  dice di sentirsi un’altra persona. 

Dopo sei mesi abbandona il programma casalingo.

La schiena in ogni caso, nonostante la scoliosi, ricomincia a funzionare, il miglior rendimento della respirazione e del diaframma comporta il miglioramento stabile della caviglia.

La respirazione prima era asimmetrica con un ritmo espiratorio  asincrono, in pratica quando camminava o correva espirava sempre sullo stesso piede, e questo non permetteva alla caviglia di recuperare totalmente dopo il vecchio infortunio, dato che nel momento di scarico si trovava sempre sullo stesso arto, con conseguente tensione costante.

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