domenica 10 ottobre 2010

I MODELLI SERVONO?

If we were wooden models...

Nella seconda metà del secolo scorso e nella prima decade di questo, una delle priorità in tutti i campi è stata quella di creare dei modelli per dare una certa codifica alle strutture socio-economiche  in modo da ottenere una possibile capacità di previsione degli eventi.
Come moderni oracoli scientifici, in tutti i campi, è stata una gara alla creazione di questi modelli di previsione, controllo e sviluppo della struttura analizzata.

Il campo dello sport naturalmente non è da meno.

In realtà, in natura, un vero controllo ed una vera previsione non è possibile, basta guardare al 2008 e rendersi conto che tutti i modelli in campo economico hanno miseramente fallito, con buona pace di economisti e matematici, che pure decantando la validità delle proprie equazioni e delle statistiche non hanno previsto un flop devastante, provocato delle “anomalie” del sistema.

Per rendersene conto, basta guardare indietro nel tempo e riconsiderare le crisi finanziare che si sono verificate fino ad ora,sempre create da “anomalie”.

Potrai chiedere, ma questo blog cosa c’entra con l’economia?

É solo un valido esempio, semplice da capire, dato che tutti stiamo vivendo  la crisi odierna, che è il risultato della presunzione di modelli teorici che non tengono conto delle aberrazioni. Queste possono evolvere o inficiare l’ecosistema analizzato. Gli speculatori economici o i mutui subprime sono appunto un’aberrazione che ha danneggiato l’ecosistema economico, e con lui, una lunghissima serie di ecosistemi collegati..
 Business Model Triangle
Se i  modelli avessero avuto un senso, la crisi sarebbe stata prevista ed evitata, tramite correttivi tempestivi, ma questo non è possibile, perché Il modello non è la struttura su cui è stato formulato, come una mappa non può essere il territorio, ma solo una sua rappresentazione, e più si scende nel dettaglio della rappresentazione, più dettagli apparentemente insignificanti sfuggono.

Come se analizzando una partita di calcio, cercassimo di capire e poi simulare tramite modelli tutti gli interventi del sistema aerobico, dimenticandosi della coordinazione piuttosto che la forza o della velocità, avremmo una grande conoscenza di una parte della struttura, ma non ne potremmo avere mai il controllo completo.

Il modello quindi è un sistema per studiare la struttura, per capirla e magari ottimizzarla, ma può un modello prevedere una variabile? E più di una?

 Si può prevedere tramite un modello quando e se nascerà un leone bianco?

Tornando allo sport, si può creare un modello di calciatore? Come deve essere un calciatore, che qualità deve avere? Morfologiche, biologiche, tecniche, intellettive, sociali ....

Una partita di calcio, una gara di 100 metri, una gara di tuffi dal trampolino sono prevedibili tramite un modello? Sicuramente sono studiabili, allenabili, ma non prevedibili. Sapremmo da subito chi vince il campionato o la gara, giusto?

Il modello e i suoi ulteriori meta-modelli servono a comprendere meglio la natura delle cose, ma non possono prevedere lo sviluppo di un’anomalia che può modificare radicalmente l’ecosistema.

La natura, ha degli andamenti di questo tipo, replica continuamente se stessa ( e qui pensiamo di conoscerla) poi improvvisamente una specie si estingue, ne compare una nuova o una specie si evolve, cambia. Il tempo per la natura è relativo, praticamente infinito, per noi no.

Ad una riunione tecnica cui partecipai sei anni fa, un allenatore asseriva che esisteva un modello biomeccanico del calciatore, io, allora, ricordo, dissentì fortemente, non esistendo allora, e nemmeno oggi, un modello realistico che potesse rispecchiare tutte le situazioni a cui la biomeccanica del calciatore deve fare fronte. Esistono solo modelli biomeccanici di sequenze tecniche ottimali. Ma la stessa azione, meccanicamente simile, sarà compiuta con una biomeccanica  differente da Messi, Pirlo o  Ibrahimovic, e sarà diversa secondo la situazione in cui si verifica.

A distanza di sei anni, uno dei partecipanti a quella riunione in una nuova riunione tecnica ha chiesto se esiste un modello del calciatore ideale, su cui fare riferimento.
Non credo ci sia. Esiste un atleta ideale da inserire in uno schema, ma non esiste un modello di progetto dell’atleta ideale. Forse è presente in ognuno di noi l’idea dell’atleta perfetto, per caratteristiche fisiche e morali ,ma l’atleta, quello da prima pagina, è frutto del caos, proprio come accade in natura, a volte raro come un leone bianco.

Quando da giovanissimo facevo atletica, si sentiva parlare di un atleta russo “prodotto in laboratorio” un velocista, Valery Borzov, in realtà, era stato il frutto di una selezione di talenti  su vasta scala, un po’ come fanno i cinesi ora, e non una produzione da laboratorio, la leggenda è suggestiva, ma la realtà è che il laboratorio non produsse altri campioni. E tutti gli studi sui modelli di prestazione e di biomeccanica prodotti dagli scienziati russi di allora, forse aiutarono le doti naturali di Borzov  ma non contribuirono a creare un esercito di super campioni come magari nell’ex URSS di allora sperava.

Si analizzano partite e si creano statistiche sui tempi, sui recuperi, sui substrati biologici utilizzati, sui movimenti eseguiti, sulle scelte, ecc. Ma tutto questo serve solo ad evitare gli sprechi energetici, a ridurre le variabili, ma nessuno potrà sapere quanti campioni produrrà quel sistema di allenamento, quanti gol segnerà quel calciatore.

Tutte le curve gaussiane del mondo non bastano, perché la natura si può studiare, modificare, ma non si può,  e forse mai si potrà, prevedere la reazione della natura ai nostri stimoli.

Il nuovo corso è quello di atleti con strutture imponenti, quindi la tendenza potrebbe diventare il “non sviluppo” di atleti che non corrispondono a quelle strutture, la natura, invece, insegna che le specie si estinguono quando cambiano le condizioni dell’ecosistema ovvero quando questo si deprime, e che al contrario,l’ecosistema è vitale quanto maggiormente è sviluppata la biodiversità.

Lavorare secondo schemi naturali, replicare sistemi caotici creando modelli di situazioni, potrebbe essere una strada, legarsi ad un modello, rinnegando la possibilità che si verifichino variazioni, è rischioso.

A mio avviso i modelli servono e sono utilissimi se considerati per quello che sono, se sono elevati a dogma possono essere molto pericolosi.

E tu cosa ne pensi?




foto di jeremyfoo
foto di alexosterwalder

2 commenti:

  1. Penso che hai scritto delle cose molto interessanti. La matematica è uno strumento e come tale deve essere utilizzato. L'utilizzatore è l'uomo, con i noti limiti da ciò imposti. Chi pensa che la matematica possa prevedere tutto non credo sbagli. Penso invece cada in errore chi pensa che l'uomo, attraverso questo mirabile strumento, possa prevedere tutto. Ammesso che ciò sia utile (la conoscenza conduce sempre al progresso?), è in grado l'uomo di creare dei modelli predittivi infallibili in ambito di sistemi multi-variabile ultra-complessi come la neurobiologia, i mercati finanziari, ... la biomecccanica? Credo proprio di no. Ma molto più che la mia opinione, contano i risultati. Per quanto sempre più accurato, possiamo solo assumere un atteggiamento predittivo di tipo probabilistico. Fermo restando che sulla base di modelli matematici si regge la quasi totalità del mondo moderno

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  2. il punto è proprio questo. L'utilità è indubbia in ogni campo, però, sempre di più mi confronto con persone che vogliono innalzare il modello a dogma. Io che bene o male con i modelli ci lavoro, che ho una piccola idea di che significhi "caos" dato che la postura è un sistema caotico, li freno. Ma mi rendo conto, che affidarsi ad un modello rende più tranquilli, fino allo scoprire che si è prodotto un leone bianco, o un cigno nero, e non sempre parliamo di un miracolo di madre natura.... studiare i modelli ma non fidarsi mai ciecamente.

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