mercoledì 9 settembre 2009

Esercizi per lo sviluppo dell'equilibrio


 Post modificato il 23/05/10

Nella prima parte dell'articolo, che puoi trovare qui, cliccando sul titolo del post Allenare l'equilibrio ho parlato delle ragioni che devono essere utilizzate per programmare esercizi per lo sviluppo dell'equilibrio.

I mezzi
Nessuno, dovrebbe bastarti il corpo, ed è l'opzione migliore, se proprio hai a disposizione degli attrezzi usali, ad esempio: le tavole di Freeman, con fondo a mezzaluna e a mezza sfera; vecchi materassi rivestiti con un telone; camere d'aria da camion, gonfie e meno gonfie; dischi in gomma; muretti bassi; ceppi di legno; corpi morti da nautica; botti di legno ecc.

Il metodo

Come dicevamo nel post precedente, siamo poco interessati a mantenere l'equilibrio, l'interesse è orientato allo sviluppo della capacità dei recuperarlo, quindi il metodo è partire da una situazione d'equilibrio, perderlo e recuperarlo prima possibile.


Le esercitazioni
Questo tipo di lavoro, molto semplice, prevede una posizione di partenza che rispecchi quella di un fondamentale dello sport praticato, da questa si raggiunge la posizione di equilibrio complicato e si ritorna immediatamente alla posizione fondamentale di partenza o a una che permetta il proseguire della sequenza tecnica.

Le velocità esecutive non possono essere mai basse. Anzi le esercitazioni di questo tipo devono essere svolte a velocità di gara, ecco perché si devono usare degli attrezzi calibrati in modo corretto per allenare ed evitare infortuni.


Note sull’uso delle tavole basculanti, o di altri attrezzi atti allo scopo.

Ho visto fare in genere due cose, salire su e rimanerci, e saltarci su, stare un po’ poi cambiare tavola o altro attrezzo in percorsi tortuosi. 

Tutti e due modi sono poco validi. Il primo è statico, allena una qualità che si perderà con l’età tanti anni dopo, quando i nostri atleti inizieranno ad invecchiare, o dopo infortuni, quindi da allenare in altri contesti. 

Il secondo, spesso è vanificato da un appoggio di uno dei bordi con il terreno o il pavimento e funge da semplice piano inclinato, essendo l’obiettivo finire il percorso va da se che spesso la cosa non è corretta, specie se il gruppo di lavoro è ampio.

Il primo esercizio ha senso ( poco per la verità)se l’atleta deve svolgere un altro compito, esempio palleggiare. Il secondo ha senso se l’atleta riesce a mantenere il bordo della tavola piatto sull’orizzonte, tutte e due modi sono poco efficaci per il nostro scopo.

Se sulla tavola ci si effettua una frenata dopo una corsa o un fondamentale tecnico, e proviamo a controllare il corpo ripartendo immediatamente, saremo riusciti a lavorare di meno sull’equilibrio normalmente inteso e di più sulla capacità di controllo del corpo.

Un controllo del corpo su cicli di perdita e riconquista dell’equilibrio, ottenuta da continui disturbi è preferibile per le posizioni in doppio appoggio, il "terremoto" è un esempio di perdita e riconquista dell’equilibrio, quando lo si riconquista.

Ma quante volte il giocatore si trova a dover affrontare un’azione tecnica con i piedi saldamente ancorati al terreno? Raramente, forse mai, quindi vanno allenate le sequenze di movimento in monopodalica (gli infortuni si verificano sempre in queste condizioni) e quelle di rapido cambio di carico tra i due piedi.

Continua....

Cliccando qui trovi un ulteriore post di approfondimento sull'argomento


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