sabato 30 dicembre 2023




 La prima novità del 2024 è la confezione di un programma, acquistabile solo  online, adatto a sciogliere i nodi posturali più frequentemente riscontrati durante le valutazioni. 

In oltre diecimila valutazioni eseguite  ho trovato  delle ricorrenze in determinate aeree del corpo (nodi) che smettono di funzionare bene dal punto di vista posturale e non consentono una postura efficace. 

Questo  programma, differenziato per uomo e donna, parte dalla teoria dei 5 elementi della MTC e raggiunge il risultato  tramite attività riflessa (orecchio, mano, piede), tecniche e giochi  respiratori e giochi corporei.  Scioglie così i “nodi” posturali e permette un funzionamento ottimale delle aree interessate. 

Il programma é diviso in moduli  ed è confezionato in formato audio-  video accompagnato da un testo in pdf, dove sono ulteriormente spiegate e approfondite le tematiche. Tutto organizzato in modo da essere fruibile da chiunque.  

Chi acquista il programma può accedere a una pagina delle FAQ, domande frequenti, dove sono rispiegati i concetti richiesti dagli utenti che hanno acquistato il programma. 


domenica 2 luglio 2023

Linee guida abbonamenti

 Linee guida 

Alla sottoscrizione di  un abbonamento di consulenza  - metodologia dell’ allenamento e della rigenerazione fisica, tecniche e giochi di preparazione mentale - è necessario attenersi alla seguente guida.

Destinatari

Gli abbonati  appartengono a due distinte categorie di sportivi: gli atleti   professionisti e gli atleti  ricreativi.

La prima categoria, che da ora in avanti sarà chiamata Pro, opera nel ristretto ambito dello sport professionale o dello sport dilettantistico di matrice olimpica. Non si possono fare distinzioni all’interno della categoria dei Pro tra chi si dedica esclusivamente all’allenamento come unica pratica professionale e chi si dedica nello stesso tempo ad altre attività lavorative. Le competizioni non fanno distinzione. Il Pro  è atleta ventiquattro ore su ventiquattro, e quindi il suo corpo, la sua postura, e le sue abitudini alimentari, la scelta dell’abbigliamento e la cura della persona sono quelle di un Pro senza alcuna deroga, perché nulla deve poter  inficiare il percorso che porta alla  massima prestazione. 

Diverso è il contesto della seconda categoria, lo sportivo ricreativo,  che da ora chiameremo Ricreativo, ha impegni differenti e per ovvie ragioni può dedicare alle attività di allenamento un tempo limitato. Va specificato  che il ricreativo, per evitare infortuni, deve adeguare  posture e movimenti  allo sport praticato  perché non è possibile allenarsi intensamente  usando  il corpo di chi svolge un lavoro differente da quello di un atleta. Esempio: un medico, un idraulico, un ragioniere, o chiunque altro porta con se posture e adattamenti tipici del lavoro che svolge. Il Ricreativo sottoscrive un abbonamento per ottenere il suo obiettivo tramite  una pianificazione metodologica sportiva, rigenerativa e mentale che  tiene conto di tutte le variabili in atto.

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Tipi di abbonamento 

I clienti Pro devono sottoscrivere abbonamenti  di 12 mesi, il cui prezzo varia a secondo il  livello dell’atleta. I piani sono divisi in quattro livelli: il  “livello base”,  il “livello medio”,  il “livello avanzato” e infine il  “livello fuori categoria”. Una delle differenze  tra i  quattro scaglioni è il livello di comunicazione con il Prof Gaetano Rosace o con un suo delegato. 

La consulenza  “livello base” può comunicare tramite due  messaggi scritti alla settimana, a cui vanno aggiunti  i report degli allenamenti inviati per mail. 

Il “livello  medio”  ha un contatto telefonico settimanale e 4 messaggi scritti, oltre naturalmente all’invio dei  report  con le modalità sopraddette.  L’avanzato, può inviare un messaggio al giorno, più tre contatti telefonici settimanali, oltre al report giornaliero come per i precedenti.

Tutti i clienti, appartenenti ad ogni scaglione, sono tenuti a tenere un diario in formato Excel e inviare i dati raccolti via mail. 

I clienti “ricreativi” possono sottoscrivere un solo tipo di abbonamento, che può essere anche di soli tre mesi ed è equiparato al livello base.

Non sono visualizzati messaggi inviati dopo le 19:00 e quelli inviati nei giorni pre feriali e feriali. Le risposte sono   evase da 24 a 48 ore dopo il ricevimento del messaggio o dal primo giorno lavorativo dopo la ricezione. I messaggi vocali sono vietati. Chi esce dal programma o non rinnova immediatamente l’abbonamento alla sua naturale scadenza, perde i benefici acquisiti e ricomincia come nuovo cliente. 

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Il coaching e il coaching integrato

Le sedute di coaching integrato per i livelli base e medio vanno pagate a parte, il livello avanzato ha a disposizione una seduta di coaching al mese.

Il Coaching Integrato è basato su una fusione di attività motoria e coaching secondo precisi principi elaborati dal Prof Gaetano Rosace.


Programmi di  attività chinesiologica posturale funzionale  e programmi di allenamento 


I programmi di miglioramento della postura e del movimento sono redatti solo dopo la  valutazione chinesiologica - posturale - funzionale, che da ora in avanti denominerò CPF. 

La CPF si può ottenere sia di presenza che online: è una valutazione globale che ha come scopo reperire informazioni sul “funzionamento” corporeo del cliente. La valutazione CPF nella sua versione standard dura da 70 a 90 minuti.

L’elaborazione del programma richiede mediamente da quattro a sette giorni lavorativi dal termine della valutazione CPF.



Servizio  e supporto clienti 

Il cliente, dopo aver ricevuto il programma  elaborato dalla valutazione CPF, se non ha ancora sottoscritto un abbonamento, ha diritto ad un supporto tecnico per le tre settimane successive. Tre settimane sono il tempo giusto per assimilare i concetti espressi nei video e nelle schede che gli saranno inviati. Se durante le tre settimane, o al loro termine, si eseguono delle sedute di attività chinesiologica posturale presso lo studio,  il supporto è esteso di volta in volta per due settimane.  Il supporto si sviluppa principalmente solo tramite messaggistica scritta,  i messaggi vocali sono vietati.  I messaggi possono essere inviati in numero massimo  di due a settimana, per cui è preferibile che  il cliente compili  un messaggio che evidenzi i diversi punti da sviluppare.

La risposta di norma è inviata da 24 a 48 ore dopo la lettura del messaggio o dal primo giorno lavorativo dopo la ricezione.

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martedì 20 giugno 2023

Leggere il movimento


In questo breve video c’è una sequenza di gesti che hanno uno scopo molto preciso: equilibrare una tensione muscolare parassita, coinvolgendo  3 catene muscolari e diversi tipi di contrazione. In pratica si sfrutta la fisiologia. Se ci pensi bene puoi trovare tanti modi per ottenere lo scopo, però tutte le soluzioni provengono dall’esterno ed equivalgono a una invasione, il corpo non impara. Se è il corpo a gestire la sintassi, provando frasi scomposte e ricomponendo i movimenti parziali in movimenti funzionali, il corpo impara, e questa si chiama rivoluzione.

l’atleta è Alessandro Russo ed è un’atleta di alto livello, tu osserva ma non fare gli esercizi che trovi in rete se non in presenza di istruttori qualificati che ti possano correggere.

venerdì 16 giugno 2023

Stringi i denti? é il riflesso da serramento

 

Il Riflesso da Serramento Occlusale: Impatti e Gestione

Il riflesso da serramento occlusale, o clenching, è uno dei riflessi meno noti ma potenzialmente più pericolosi per il benessere e la salute. Nonostante la sua sottigliezza, può causare significativi problemi, spesso sottovalutati o non riconosciuti come un vero e proprio riflesso.

Identificazione del Riflesso da Serramento

Questo riflesso si manifesta quando, in risposta a stress, concentrazione, sforzo fisico, rabbia o paura, si contrae inconsciamente i muscoli del viso e del collo, portando a serrare i denti. Molti non sono consapevoli di questo comportamento fino a quando non viene loro fatto notare, per esempio, attraverso il dolore provocato da una leggera pressione sulle tempie o altre parti del viso.

Implicazioni del Serramento

Il serramento attiva una catena muscolare specifica che include il massetere, il temporale, lo sternocleidomastoideo (SCOM), gli scaleni e il trapezio. Questa visione è supportata da Busquet (2002), che evidenzia come la funzione muscolare non sia isolata ma operi attraverso sequenze di muscoli attivati da circuiti funzionali. La persistenza di questo riflesso, anche notturna, può portare a disfunzioni complesse, coinvolgendo distanze muscolari estese e addirittura relazioni tra diverse parti del corpo, come l’articolazione dell’anca e quella temporomandibolare.

Il serramento interessa anche il quinto nervo cranico, il trigemino, che collegato al nervo vago, partecipa sia come co-attivatore che come vittima del serramento. Porges (2014, 2018, 2020) nella sua teoria polivagale, ha evidenziato come il sistema vagale e il simpatico siano attivatori emozionali che modulano l’attività della corteccia nella predizione degli eventi, indicando una possibile via per mitigare il riflesso da serramento attraverso l’attivazione del sistema vagale.

Consequenze del Serramento

Il serramento non è innocuo: può portare a disturbi significativi come tensioni muscolari, disfunzioni articolari, e persino alterazioni della pressione arteriosa durante la notte. Le ortesi mobili, sebbene utili per proteggere i denti e migliorare l’allineamento occlusale, non sempre riescono a rieducare efficacemente al serramento. La gestione di questo riflesso richiede un approccio olistico che includa tecniche di presa di coscienza e respirazione personalizzate.

Gestione e Prevenzione

Per gestire il riflesso da serramento, è fondamentale insegnare tecniche mirate, soprattutto agli atleti, per la gestione di questo riflesso. L’obiettivo è ridurre l’impatto negativo sul riposo e sui circuiti ormonali che dovrebbero essere attivati solo quando necessario. Inoltre, è possibile che il serramento attivi un circuito dopaminergico che incentiva la ripetizione del comportamento, come suggerito da Brewer (2021).

Conclusione

Il riflesso da serramento occlusale richiede una maggiore attenzione per le sue implicazioni sul benessere fisico e psicologico. Una corretta identificazione e gestione di questo riflesso possono contribuire significativamente a migliorare la qualità della vita e le prestazioni, sia nello sport che nella vita quotidiana.

Riferimenti Bibliografici

  • Busquet, L. (2002). La catena muscolare.
  • Gazzaley, A., & Rosen, L.D. (2016). The Distracted Mind: Ancient Brains in a High-Tech World.
  • Porges, S.W. (2014, 2018, 2020). The Polyvagal Theory.
  • Brewer, J.A. (2021). Unwinding Anxiety.
  • Bricot, B. (1998). Total Postural Reprogramming.

sabato 27 maggio 2023

PRESTAZIONE, POSTUROLOGIA E TEORIA POLIVAGALE.

 PRESTAZIONE, POSTUROLOGIA E TEORIA POLIVAGALE.

Oltre la teoria

 

Un bel pò di anni fa mi fu chiesto cosa fosse la postura, risposi con la mia, personale, definizione, che da allora non è mai cambiata: la postura è una reazione agli stimoli interni ed esterni al corpo. Alcuni rimasero perplessi, legati ad un’immagine della postura ben definita e bloccata al concetto di entrate posturali (Bricot 96), o addirittura, a un qualcosa di esclusivamente meccanico, (Litteljhon), (Mezieres) (Kapandji 1983) (Denis-Struyf 1996) rimasi fermo sulla mia posizione, convinto che il sistema nervoso raccolga le informazioni anche  dal sistema simpatico e dal parasimpatico e soprattutto dall’espressione del carattere dell’individuo. Ora è più facile ragionare  su questi concetti, venti anni fa molto meno. Oggi, infatti, è di dominio comune l’esistenza  del “secondo”cervello,  il cervello enterico. Dopotutto la nostra postura cambia se abbiamo una paura folle, o uno spavento ( Lowen 1998), (Myers 2006) o siamo al massimo della felicità. 

Quando si opera nel campo della prestazione si è abituati a misurare l’energia  che l’organismo usa per andare più veloce, più lontano, più in alto, per  spostare più peso, ecc. Ad   un certo punto capisci che questa energia, che si misura in m/s, km/h, joule, kcal, watt,  non può essere l’unica cosa che rende possibile la prestazione di eccellenza e soprattutto capisci che non essendo macchine biologiche, come hanno provato a farci credere, non possiamo pensare al corpo umano come un meccanismo legato alla statistica. Purtroppo il dualismo cartesiano, tra le altre cose, ha comportato un rallentamento enorme nella comprensione di determinati processi.

Per raggiungere la prestazione, come opzione vincente   si può abbinare alla metodologia dell’allenamento  la posturologia, così da  fare rendere al meglio il sistema, diminuire gli attriti e di conseguenza  diminuire i consumi e aumentare la velocità e la resistenza a parità di risorse erogate. Basta? E’ veramente tanto, se affiancata ad una metodologia realmente moderna rende in termini di efficienza molto di più di quello che normalmente si pensi, ma ancora non basta. Cosa differenzia una prestazione da un’altra? Cosa cambia tra due atleti? E’ solo una questione di rendimento energetico?  Propongo un esempio in linea teorica, supponiamo che un calciatore con 70 millilitri di Vo2 max non batterà mai in una maratona un corridore di fondo con lo stesso Vo2 max perché la meccanica di corsa del calciatore richiede una spesa maggiore rispetto a quella votata al risparmio del fondista (Colli 2022) Ma, chiedo ancora, può essere solo questa la differenza tra i due? E’ solo questo a decretare il risultato? Ci sono altri fattori in gioco? E per finire, siamo sicuri che non riesca a batterlo?

 

Le  due domande che ho sempre in testa sono: cosa ho imparato? Come lo posso usare?

Ad un certo punto ricordando le lezioni  di prospettiva delle scuole superiori, ho iniziato a cambiare ulteriormente angolo di osservazione e ho visto una nuova possibilità, ed è stato illuminante un articolo di Stephen W. Porges in cui parlava della sua teoria polivagale, e che poi mi ha portato ad approfondire l’argomento studiando tutta la letteratura in materia. Naturalmente sia quella pro che quella contro questa teoria.

 

La risposta al quesito su cosa alimenta la massima prestazione è semplice per quanto drammatica: noi umani, siamo  alla costante ricerca della  sicurezza, e da questo nessuno di noi  può essere escluso. Non ci può essere prestazione d’eccellenza in un regime di insicurezza. Se l’ambiente, interno ed esterno al tuo corpo, presenta insicurezze la prestazione di eccellenza è improbabile.


 Questo mio articolo non ha alcun interesse nel trauma e nella terapia, naturale sbocco della teoria polivagale, come molte delle risorse che provengono dallo studio della patologia si presta ad essere orientato  verso un obiettivo specifico diverso da quello originale: la prestazione. Al momento, nonostante  gli sforzi di alcuni ricercatori indipendenti, la ricerca in campo sportivo è indietro, non è ancora minimamente paragonabile a quella in campo medico,  o ad altri campi della scienza, è attuata quasi esclusivamente nelle università con tutti i limiti della cosa. Fare una ricerca basata su sperimentazioni in  cieco e in doppio cieco può essere la cosa meno etica possibile in ambito sportivo, e questo si può fare solo in ambito universitario, utilizzando volontari o studenti che spesso non sono atleti, tanto che i risultati, presi a esempio nelle esercitazioni, dopo alcuni anni vengono spesso confutati, facendo capire che si è perso tempo. E’ difficile se non impossibile fare ricerca all’interno delle società sportive e questo relega lo sport a fanalino di coda della ricerca scientifica e coacervo di teorie e pratiche spesso improbabili, perpetrate da chi si trova in momentanee posizioni dominanti senza essere in possesso  dei contenuti essenziali.

Molte delle scoperte arrivano  in modo trasversale dallo studio della patologia e poi queste vengono prese a prestito dalla scienza dello sport, questo accade in modo particolare nel campo della nutrizione sportiva e a volte, purtroppo, nell’adulterazione del risultato sportivo. Doping.

Leggendo Porges mi sono tornate in mente molte informazioni captate negli anni, ad alcune di queste, fino a quel momento, non riuscivo a dare  una risposta, infatti la seconda domanda: come lo posso usare? Restava spesso senza esito per poi essere finalmente evasa.

Secondo la teoria polivagale, il sistema nervoso autonomo è composto da tre rami: il sistema nervoso parasimpatico, diviso a sua volta in due parti: il dorsovagale e il ventrovagale,  e il sistema simpatico. Queste parti hanno seguito una filogenesi con tempistiche  differenti, e fin qui nulla di nuovo, perché è “semplice” fisiologia. Per conoscenza:  il dorsovagale si è evoluto circa 600 milioni di anni fa, il simpatico 400 milioni di anni fa e ventrovagale solo 200 milioni divani fa. Quello che  cambia realmente le cose è l’interpretazione dei segnali che i tre sistemi emettono per  regolare le risposte all’interazione sociale, allo stress e al trauma. Circoscrivere i sistemi  alle sole funzioni fisiologiche è riduttivo. Secondo la teoria polivagale, si deve superare il concetto di dualismo tra il sistema simpatico e sistema parasimpatico. A differenza dei rettili, animali solitari,  i mammiferi hanno necessità di rapporti sociali, e per questo l’evoluzione filogenetica ha sviluppato la branca del parasimpatico ventrovagale che monitora gli stimoli provenienti dalla connessione sociale, la sicurezza, la  comunicazione e la protezione. Quindi non è più una contrapposizione rigida tra due parti di uno stesso circuito, ma è un fluire costantemente da una parte del circuito ad un’altra a secondo lo stimolo ricevuto, una autoregolazione agli stimoli ambientali. Gli “indizi di sicurezza” ricercati dal ventrovagale sono un potente antidoto per il trauma e allo stesso modo possono essere la porta di acceso all’uso di tutte le risorse disponibili.

Leggendo Porges la mia memoria collega  e poi  porta alla comprensione di concetti rimasti incompleti per anni, un pensiero va alla teoria dei tre cervelli di MacLean (1973-19884) che però si limitava appunto al cervello,  alla bioenergetica di Lowen (1978-1983) che aveva identificato delle tipologie posturali specifiche prima ancora della posturologia come la conosciamo oggi, e aveva intrapreso un lavoro sul corpo e sulle emozioni ad esso collegate. Ogni tanto mi sembra di rivedere segnali già espressi da Erickson nei suoi colloqui induttivi, ripresi successivamente anche da Bandler e Grindam in alcuni dei primi testi riguardanti la PNL, per non parlare di concetti simili espressi pratica della Mindfulness, ecc.

 

Tornando al ragionamento di Porges, noi entriamo e usciamo continuamente da stati emozionali che contraddistinguono i tre settori del circuito, il punto è che spesso rimaniamo invischiati per troppo tempo dentro il  settore simpatico o il dorsovagale.

Quando questo accade il settore manda segnali alla corteccia prefrontale, e questa dovrà codificarli, (Brewer 2021),  e se non dovesse riconoscerli, ci farà sprofondare in uno stato poco piacevole, cosa molto facile, perché la corteccia è un filtro molto avanzato ma non è in grado di prevedere il futuro, e se non può prevedere il futuro…lo inventa; si fa film che nemmeno il più grande regista di Hollywood può eguagliare.

Nell’attraversamento quotidiano di questi stati spiacevoli avere una bussola che ci diriga sempre verso lo stato ventrovagale, o a secondo delle necessità  verso lo stato simpatico, è prioritario per ottenere una prestazione adeguata.

Indipendentemente se abbiamo subito o meno un trauma degno di uno specialista della materia, il meccanismo è lo stesso per tutti. Quando siamo nella parte moderna del circuito ventrovagale siamo in una condizione socialmente positiva. Comunichiamo, scambiamo, proponiamo e riceviamo sicurezza, ma se improvvisamente riceviamo un segnale di pericolo entriamo subito in una zona dove difendersi o scappare diventa il motivo dominante, se la situazione peggiora e finiamo in un limbo apparentemente senza  vie d’uscita, una situazione che può essere anche solamente frutto dell’immaginazione,  si può sprofondare nell’ansia, nella paura e nella depressione. Questa cosa, anche se dura pochi minuti, ha un potere devastante.

Infatti ogni stato del sistema autonomo ha una sua ragione d’essere,  prenderci domicilio non è salutare. Deb Dana (2019-2021) Porges e Dana (2020)  raffigurano i tre stadi come una linea verticale o una scala a pioli, su cui saliamo  e  scendiamo a secondo dello stato su cui ci  troviamo. A me piace molto pensare questa linea verticale come un ascensore che va su e giù per i tre piani di un condominio molto problematico, o a volte la penso come un triangolo riprendendo l’idea di Brewer sul circuito dell’ansia.

Tornando alla prestazione, se vogliamo che il sistema autonomo dei nostri atleti digerisca, trasformi e recuperi al meglio, e che la loro   concentrazione permetta   il 100% di accesso alle  risorse, alzando di conseguenza  il limite della prestazione, è necessario insegnare loro come gestire questi stati,  come uscire quando serve dal simpatico e  dal dorso vagale provocando il ventrovagale, o dal dorsovagale provocando il simpatico. Uno dei metodi migliori di accesso al sistema autonomo è la respirazione, negli ultimi anni, ad esempio,  Wim Hof (2022) con il suo metodo di esposizione al freddo e di respirazione ha ottenuto risultati ritenuti impossibili nella gestione del sistema nervoso autonomo. Anche alcune respirazioni yogiche ottengono risultati simili ma con tempi di attuazione molto più lunghi. Io al momento  utilizzo con profitto un riadattamento del sistema di respirazione di Hof che deriva da alcune  mie esperienze fatte con l’allenamento dell’apnea. Accanto a questi metodi, a fare la differenza sono gli esercizi specifici che portano a quello che veramente conta che, come dice Deb Dana, è riconoscere gli stati autonomi. Migliorando la percezione o meglio “imparando” la neurocezione. Per affinare questa capacità, bisogna integrare gli allenamenti con gli esercizi di percezione così da  poter   percepire in anticipo uno stato poco funzionale a quello che è il momento di allenamento o di gara. L’obiettivo non è quello di appiattire l’atleta in uno stato di beatitudine senza senso. L’obiettivo è permettere all’atleta di gestire il momento senza farsi trascinare dentro stati che possono essere deleteri per la prestazione. Ho notato tanti atleti di talento, splendidamente preparati, perdersi nei meandri della loro insicurezza, produrre convinzioni limitanti che li hanno portati a stress, fallimenti e rinunce.  Un aneddoto che può fare capire una situazione estrema è quello raccontato in una intervista televisiva da Sara Simeoni, famosissima atleta, bandiera dello sport italiano, vincitrice di un’olimpiade nel salto in alto e primatista mondiale.  Racconta che ad un certo punto, in pedana, si trovò in uno stato di disconnessione, assente e incapace di reagire; il suo allenatore, capì il momento e le urlò qualcosa, che aveva un senso all’interno della loro comunicazione, che la destò da quello stato e la portò a tornare  in se e a vincere l’olimpiade. Questo è un  evidente passaggio da un momento dorsovagale: disconnessione, dissociazione, congelamento, ad uno ventrovagale: sicurezza.

In questo periodo storico si è molto attenti alla salute ed al benessere, ma le strategie messe in atto deludono i bisogni biologici  perché è dall'interno del corpo che emergono i sentimenti di sicurezza che, se riconosciuti, possono essere il volano per raggiungere i risultati. Si parla molto, e a ben ragione, di ormoni collegati alle parole. Le parole negative, pronunciate, ascoltate e pensate causano stress situazionale e stati d’ansia che possono perdurare nel tempo, Lodge, Harte, Tripp (88). Le parole influenzano la nostra esperienza a livello neurochimico ma non basta cambiare linguaggio interno ed esterno per ottenere un risultato eccellente, ad esempio per bilanciare il cortisolo e l’ossitocina. Le parole adatte devono seguire la postura adeguata e ancora prima di tutto questo, perché accada, deve essere attivato il sistema ventrovagale. Altra cosa che stimola in modo negativo il circuito polivagale è l’esposizione continua alle notifiche, come già detto da Gazzaley e Rosen in “Distracted Mind” (2018) la mente viene distratta dalle interferenze (notifiche) fino a creare una forma di ansia patologica legata a queste. Rifacendomi alla teoria polivagale mi sembra normale che una notifica, o una non notifica, possa rappresentare per alcuni uno stimolo molto potente o addirittura devastante per il loro  sistema autonomico.

Per concludere, il campo di applicazione della teoria polivagale è enorme, oltre al trauma dove può rappresentare una svolta importante,  il suo uso, appositamente “edulcorato”, può rappresentare in ambiti come quello sportivo, ma anche in quello del lavoro, uno step evolutivo alla stregua di quello che ha rappresentato la psicologia sociale nel marketing.

 

Nota:

la branca parasimpatica ventrovagale, promuove la comunicazione, l’affettività reciproca, la protezione, in poche parole quello che ricerchiamo tutti, la sicurezza. La branca del sistema simpatico si attiva in condizioni di allarme, in cui percepiamo  di dover muovere una reazione o fuggire, mentre la branca del parasimpatico dorsovagale, la più antica, che possiamo definire rettiliana,  si attiva nell’uomo nelle condizioni di grave pericolo di vita, è permane quando è  legata al trauma ed é caratterizzata dalla dissociazione e dal collasso.  Un esempio può essere quello di un animale che viene attaccato da un orso e non potendo difendersi, o non avendo più il tempo di fuggire, collassa in una morte apparente ( diminuzione del battito cardiaco e del ritmo respiratorio) che in qualche modo disimpegna l’orso dall’attacco per poi rinvenire e tornare alla normalità quando l’orso si sarà allontanato.

giovedì 25 maggio 2023

Allenarsi a digiuno: guida completa

 

Allenamento a Digiuno: Guida Completa, Benefici e Precauzioni

Introduzione all'Allenamento a Digiuno

L'allenamento a digiuno, una pratica che ho abbracciato durante la mia carriera in atletica leggera, mira a ottimizzare l'uso dei grassi come fonte energetica. Questa tecnica, che ho mantenuto anche dopo aver concluso l'attività sportiva professionistica, offre diversi benefici se eseguita correttamente. Scopriamo insieme il perché dietro questa pratica.

Che Cos'è l'Allenamento a Digiuno?

Allenarsi a digiuno significa non aver introdotto cibo per le 12 ore precedenti l'attività fisica. Questo regime, da me consigliato sia agli atleti che ai clienti, si rivela vantaggioso indipendentemente dall'allenamento successivo. La corretta organizzazione di cena e colazione per rispettare le 12 ore di digiuno aiuta a evitare problemi, come la calcolosi biliare, associati al digiuno intermittente di 16 ore (Longo 2016, 2021). Un dato curioso: in India, il digiuno intermittente prolungato è una pratica comune, adattata alle abitudini alimentari locali.

Benefici del Digiuno Notturno

Durante il digiuno, il corpo entra in uno stato di protezione, favorendo la riparazione cellulare e riducendo infiammazioni e disturbi minori. Questo effetto benefico è sfruttato anche in alcuni centri medici per potenziare le terapie (Longo 2021). Per gli atleti, l'allenamento a digiuno può migliorare la gestione dell'energia nelle gare di endurance, sebbene non sia diretto al dimagrimento.

Cosa Considerare Prima di Allenarsi a Digiuno

  1. Non è un Metodo per Dimagrire: L'allenamento a digiuno non deve essere perseguito con l'obiettivo di perdere peso, anche se può incrementare il dispendio energetico post-esercizio in alcuni casi.
  2. Maggiore Utilizzo dei Grassi: Sebbene alcune ricerche indichino un consumo di grassi superiore del 20% rispetto all'allenamento post-prandiale, i risultati non sono univoci.
  3. Catabolismo Proteico: Si può verificare un maggiore consumo di muscolo durante l'allenamento a digiuno.

Background Storico e Evolutivo

La pratica dell'allenamento a digiuno affonda le radici nelle abitudini dei nostri antenati, evidenziando come l'introduzione di pasti regolari sia una conseguenza dell'agricoltura e della pastorizia. La riflessione sull'opportunità di mangiare una o due volte al giorno risale addirittura a Ippocrate, influenzato dalle conoscenze del subcontinente indiano.

Dinamiche dell'Allenamento a Digiuno

L'attività fisica a digiuno stimola la produzione di cortisolo e adrenalina, aumentando la glicemia e promuovendo l'uso di grassi e proteine come fonti energetiche alternative. L'organismo, quindi, non si affida a un unico serbatoio di nutrienti, ma ad una combinazione di glicogeno, proteine e grassi, variando le proporzioni in base all'intensità dell'allenamento.

Conclusioni e Raccomandazioni

L'allenamento a digiuno è un'aggiunta integrativa ai piani di allenamento, che richiede una buona condizione fisica, idratazione e limitazioni nelle distanze percorse. È fondamentale alimentarsi correttamente dopo l'esercizio e adattare i ritmi di corsa per evitare rischi come la crisi ipoglicemica (Zouhal et al. 2020).


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lunedì 22 maggio 2023

trauma muscolare, come recuperare velocemente.

  Ultima revisione  del post maggio 2023

Intanto, una domanda, che nessuno si fa mai:
ma quali sono i tempi fisiologici di riparazione di una ferita?

Secondo Banks,  le fasi di guarigione di una lesione sono tre. Attenzione si fa riferimento ad una grave lesione con interessamento della parte tendinea, però rende chiari i tempi biologici di riparazione. Cerco di renderla più semplice possibile omettendo alcuni passaggi molto tecnici.

1. fase infiammatoria, divisa in due periodi. Il primo di circa tre giorni durante i quali avviene la prima cascata di fattori di crescita. Il secondo periodo dura circa dieci giorni ed è il periodo di attivazione dei fibroblasti.
2. la seconda fase si sovrappone con la prima e dura da uno a due mesi, in questo periodo si forma il tessuto di granulazione, che prodotto in forma massiccia si deposita dentro ed intorno alla ferita.
3. l'ultima fase è quella di rimodernamento, durante la quale diminuisce la proliferazione cellulare e la lesione viene "ripulita" e gradatamente recupera la forza strutturale del tessuto. Un tendine può recuperare in 6 mesi il 50% della forza che aveva prima e impiegare fino a due anni per raggiungere il 100%.
Ho evitato di elencare tutti i fattori biochimici della fase di guarigione perché  si già capiscono alcune cose: tanto più vicino all'inserzione sarà il trauma tanto più lungo sarà il periodo di recupero; quando un'atleta rientra in campo se si tratta di una lesione legamentosa non rientra "guarito" ma bensì "funzionale", perché tutto il percorso di rieducazione e allenamento eseguito hanno contribuito a sopperire l'eventuale deficit di forza del segmento interessato dal trauma.

E i rientri in campo miracolosi?

Effettivamente c'è ne sono pochi, come ci sono anche le ricadute, molte. Questo merita un ragionamento a parte.

Come accelerare i tempi senza strumenti da fantascienza e senza rischiare ?

Con tanto lavoro e tanta pazienza.
Di seguito alcune regole da seguire per accelerare i recuperi.

* non fumare, il fumo diminuisce l'apporto nutritivo;
* valutare attentamente con il medico se usare antinfiammatori, se lesione c'è, il processo infiammatorio ha una sua ragione di esistere (ricordi i primi 10 giorni?) decidere se  bloccarlo con un farmaco che interrompa la risposta organica al trauma è da valutare attentamente; ricordo che le prostaglandine sia "buone" che "cattive" sono bloccate dai FANS, quindi la valutazione caso per caso è necessaria.
* La stessa cosa la crea il ghiaccio, su questo ora si sta facendo chiarezza. Il ghiaccio blocca l'infiammazione e nel contempo i processi di recupero. Razionalizzarne l'uso è fondamentale. 

* stiramento fasciale, naturalmente non della zona interessata, é risaputo che lo stiramento delle fasce rilascia prostaglandine buone, e che una volta in circolo possono aiutare il sistema a recuperare prima.

* utilizzo di dieta adeguata, è fondamentale redigere un piano alimentare, e magari fare una dieta antinfiammatoria, no Junk Food!!!
* usa alimenti naturali che contengano minerali ed antiossidanti:  curcuma, zenzero, cannella, ecc. Limita gli integratori;

* utilizza di rimedi naturali per diminuire l'infiammazione senza bloccare gli effetti benefici della stessa, vedi tecniche con scambi termici, impacchi e fitoterapia. Attenzione ai principi attivi delle erbe utilizzati, alcuni possono essere nella lista delle sostanze dopanti, senza contare che è difficle capire la quantità reale del principio attivo;

* iniziare precocemente l'attività motoria, che deve prevedere: assenza di dolore, intensità bassa,
congruo movimento degli assi articolari, e mi ripeto assenza di dolore, stringere i denti serve solo a non recuperare o farsi ancora più male.....

* approfittare della situazione di scarsa attività fisica per lavorare sull'allineamento corporeo, su un controllo dei denti e dell'occlusione e sulla postura.  A volte un infortunio può essere il volano di un miglioramento...

* Bisogna lavorare con esercizi mirati sul sistema linfatico, sul sistema venoso e sul connettivo.
* Il mare. Spesso, anche in pieno inverno, porto gli atleti al mare a fare esercizi in acqua. Con le dovute cautele,  e sopportandoli mentre mi imprecano contro, tanto stanno loro in acqua.
* le terapie innovative: ultimamente ne sono spuntate di nuove, di alcune ho potuto pure monitorarne gli effetti su atleti professionisti. Interessanti senza l'ombra di dubbio ma da maneggiare con attenzione. Una ad esempio, non la nomino per ovvi motivi,  aveva preso piede ai tempi della seconda revisione dell'articolo, (ottobre 2012) e ancora qualcuno si ostina ad usarla. Si tratta di una sciocchezza stratosferica: crea un ipertono su tutto il comparto muscolare dove è applicata, cosa che diminuisce la sensazione di fastidio, confonde il sistema perché dolore e tono musciolare  non possono coesistere. 
 
Questo trucco    permette il proseguimento del gesto atletico con  risvolti immaginabili perchè  la lesione è li e non sparisce. Anzi, è forte il rischio di peggiorare le cose e farsi ancora più male. Ho visto strappi passare da due a 6 cm in una attimo, perché qualcuno per la fretta ha portato l’atleta a fare questa terapia. Ma non è tutto,  pratiche come questa invertono i pattern di reclutamento delle fibre muscolari, e se questa cosa può avere effetti poco avvertibili in chi contrasta malattie neuro degenerative o in chi combatte gli effetti dell'invecchiamento, mentre crea molti danni a chi usa il corpo per fare sport, perché i muscoli devono seguire una sequenza precisa per svolgere il loro scopo, altrimenti si rompono. Altra pratica su cui bisogna fare attenzione sono gli esercizi isocinetici. 
 
Capisco che chi ha le macchine isocinetiche le debba utilizzarli perché gli sono costate un botto, bisogna però ricordare che sono attrezzi fisioterapici e non da allenamento o da test. Quindi, fare un test sull'estensione del ginocchio ad un atleta sano ha poco senso, perché la velocità in radianti, (unità di misura rad°) è inferiore a quella che sviluppa il movimento balistico dell'atleta, ci sono tra 60 e 80 Rad° di differenza e ancora una volta si danneggiano i pattern di reclutamento delle fibre e soprattuto il rapporto tra agonisti ed antagonisti, attenzione ho detto rapporto e non equilibrio…questa storia dell'equilibrio tra flessori ed estensori produce ancora tanti infortuni. La stagione di calcio di serie A in corso ne è la prova, assieme a tante altre cose che hanno provocato la grandinata di infortuni che ha flagellato le squadre e risolto il problema turnover a parecchi allenatori…
* Poi non dite che non vi avevo avvertito.


lunedì 2 maggio 2022

Come diventare super eroi in soli 5 minuti


Come promesso nel post precedente: puoi leggerlo qui, oggi ti spiego  come acquisire super poteri in pochi minuti.


 Aspetta! Non ti sto dicendo che appena avrai finito di leggere questo post inizierai a sparare ragnatele dai polsi, a vedere donne o uomini nudi con gli occhi a raggi x o a fare confessare tradimenti con la frusta di Wonder Woman…


Ti racconterò come alcune posture ci rendono diversi, migliori. Tanto che ti conviene imparare ad utilizzare quelle buone per cambiare a comando quelle cattive.  Oggi ti parlerò della postura di Superman. 


Hai presente quando si vede Superman in piedi,  fermo, con mani ai fianchi, con petto in fuori e il mento in su. Tutto arricchito dal mantello svolazzante? Ecco! Quella postura produce un’emozione e tu puoi usare  per attivare gli ormoni giusti al momento giusto. Anche senza mantello. Che c’entrano gli ormoni? C’entrano perché gli ormoni reagiscono immediatamente a quello che pensiamo.  Ne ho già parlato e ne parlerò ancora. 


Nella posa del Kriptoniano la prestazione migliora perché assumi una postura che ti proietta in una dimensione ormonale di maschio/donna alfa.  Riempi la scena, respiri meglio, aumenta  la lucidità, il tuo testosterone sale di almeno il 20%. Ti parlerò meglio di questo ormone più in la, ti dico solo che non serve solo a quello che pensi.  Intanto devi sapere  che  questa posa la puoi usare prima di uscire di casa, prima di un’ esame, prima di un colloquio, mentre studi, mentre  fai sport, ad esempio se sei in porta, mi viene in mente un portiere di calcio che ha tanto tempo libero durante la partita. 

Oppure ogni volta che sei in crisi…


 Un tizio che avrai visto in foto la usava già tra gli anni 20 e 40 del secolo scorso… A questa posa associo un altro trucco molto potente… ma te ne parlerò un’altra volta.


#gaetanorosace  #postura #posturologia #prestazione #longevità #eternagiovinezza


giovedì 14 aprile 2022

LA VALUTAZIONE POSTURALE - FRAMMENTI

La valutazione posturale è quanto di più democratico possa esserci. Eppure si prova sempre e comunque a farla diventare un fenomeno “autocratico” come se una sola entrata posturale avesse il dominio sulle altre. È naturale che chi si occupa di piede, consideri il piede un primo attore posturale: il signore della postura. 

 

Allo stesso modo farà l’odontoiatra con denti e occlusione, o l’oftalmologo con gli occhi, e così tutta la pletora dei professionisti della sanità che si occupano di queste cose: podologi, tecnici di ortopedia, ortodontisti, ortottisti, terapisti ecc. Che fine fa il cliente o paziente,  a secondo da che angolo prospettico lo si guardi?  Si trova schiacciato, anzi, tirato da una parte e dall’altra da chi è convinto di avere la soluzione per ogni male. La posturologia non è il letto di Procuste. Vorrei avere statistiche che possano convalidare una di queste tesi puramente teoriche fornite dai vari attori della posturologia. Le mie purtroppo non lo permettono, forse perché io ho realmente le statistiche…  a fronte di circa diecimila valutazioni svolte in 30 anni, molte delle quali eseguite più volte l’anno agli stessi atleti.

 

 Ad esempio: il piede, argomento del video, ha un rapporto con la lombalgia. È vero! Questo rapporto indica, sempre secondo le mie statistiche che un certo tipo di appoggio, su tutti quelli possibili, ha il 25% di possibilità di migliorare immediatamente una lombalgia,  inserendo solo dei micro rilievi in appositi punti delle scarpe. Gli fai fare un giro del palazzo e la lombalgia sparisce. Il 25% di uno tra questi: piede piatto, piede valgo, piede valgo cavo, piede varo, piede varo cavo, piede doppia componente, piede disarmonico, piede causativo… è un buon risultato ma non decreta il piede come vincitore della gara dell’entrata posturale assoluta. Il piede non è il re sole della postura, però ne fa parte e bisogna saperlo studiare se si vuole allenare in modo profondo.

 

 In un libro di E.A. Poe uno dei personaggi diceva a proposito di un ispettore che non risolveva un caso: è furbo ma non è profondo. Per essere profondi è necessario conoscere,  e per prima cosa imparare a leggere la postura. Il video di oggi è un frammento di valutazione posturale, è una piccola parte di quello che insegno ai colleghi. Si osserverà una sola tipologia di piede con in più degli adattamenti  dovuti ad un ginocchio mal messo.

 

Per mia esperienza: la prestazione o la riduzione del dolore non sono  fenomeni legati ad un test posturale che si negativizza. Sono exploit di una complessità estrema. Al momento posso ottenere l’ottanta per cento delle informazioni utili nei primi 20 minuti di valutazione. Per ottenere un ulteriore 15% impiego altri cento minuti, e l’ultimo 5% mi costa diverse ore di studio.

Buona visione.

 


 

martedì 5 aprile 2022

Perché te la tiri?




Nove anni fa. 

La mamma porta il ragazzino al laboratorio perché è curvo. Ha dolori alla schiena senza alcuna  evidenza  patologica. La signora chiede in giro su chi potrebbe esserle d’aiuto. Qualcuno della società dove gioca a calcio  le da il mio numero. Timido, magro, curvo, diaframma bloccato, torace depresso, collo lungo e testa sbalzata in avanti.



Procedo con la mia valutazione posturale/funzionale e con un reset posturale. Qualche minuto  dopo lo faccio camminare e chiedo: come stai? Mi risponde: mi sento strano, sto bene! Ma strano.

 Il “ma” mette in discussione la frase “sto bene”.

Chiedo: ti piace sentirti così? 

Si, ma…. Rimarrò sempre così?

La madre scoppia a ridere e gli chiede: cosa ti preoccupa?

Lui: sono troppo diritto! 


Ora spiego, per far capire al lettore. Dopo il reset il ragazzo si è raddrizzato, è cambiato il suo modo di respirare e di guardare il mondo, ora è più alto con gli occhi fissi sulla linea dell’orizzonte e sorride. Un effetto simile a quello provocato dalla posa di Superman, di cui racconterò più in la.

Questa sua nuova postura lo mette a disagio. 


Mi dice: prof, i mei amici penseranno che mi sento chissà chi… forse è meglio che mi curvo un pochetto… che ne dice?  Spiego pro e contro del prima e dopo, e si rasserena.  Gli faccio ancorare la postura, con un paio di tecniche mentali, una si chiama proprio  “ancoraggio” e  spiego come richiamarla al momento giusto. Basta schiacciare il pulsante magico. In quella postura, gli spiego ancora,  umore e rendimento cambiano, migliorano. Ci saranno situazioni che per essere superate in modo brillante necessiteranno dello schiacciamento del pulsante magico.  La nuova postura va stabilizzata, gli assegno gli esercizi da fare a casa e lo saluto.


 La postura non è solo “carrozzeria”… è sinapsi, neurotrasmettitori e ormoni. Nel prossimo post, farò  sentire il lettore come Superman o se preferisce Wonder Woman e spiegherò i meccanismi.

  #gaetanorosace  #postura #posturologia #prestazione


lunedì 28 marzo 2022

La posturologia è morta! Viva la posturologia. ma anche no!




Uno degli esempi più usati in posturologia è quello della farfalla che batte le ali in Cornovaglia e scatena, dopo due anni, una tempesta nel  Maine. Oppure, se preferite la costa pacifica degli Stati Uniti: la farfalla batte le ali in India e scatena, sempre dopo due anni, una tempesta in California. Il primo pensiero logico potrebbe essere  quello di  eliminare tutte le farfalle, così si evitano i  danni che producono… Non basterebbe eradicare tutti i lepidotteri del mondo per disincentivare l’uso di queste metafore, o eliminare uragani e tempeste, perché potrebbero essere usati altri esempi: un petalo di rosa che cade, un fiocco di neve che scivola  da una foglia, la piuma persa dalla coda di un piccione spaventato in piazza S. Marco a Venezia, o  altre cose  appena percettibili che  secondo la teoria del caos possano scatenare un effetto valanga, abnorme e devastante.  Sempre dopo due anni.

In posturologia a volte si notano gravi alterazioni del tono posturale dovute ad un piccolo fattore scatenante. La metafora della farfalla  fornisce un visione apparentemente “semplice” delle cose e  toglie molti operatori dall’imbarazzo  del dover rispondere alla domanda più semplice: perché? 

Questa  visione quantomeno complicata ci dice che  il battito d’ali può innescare l’evento distruttivo, ma nessuno è in grado di partire   dall’evento finale, dalla distruzione, e procedere a ritroso: dalla tempesta fino al battito d’ali iniziale.

Quando, nel mio laboratorio, valuto la postura di qualcuno e scopro  che una grave alterazione del tono posturale è provocata da un fattore apparentemente insignificante, non lo  scopro facendo una ricerca a ritroso o teorizzando possibili concatenazioni. Scopro l’alterazione tramite una  ricerca  fatta da tantissimi test pro-attivi. La difficoltà nello standardizzare un metodo efficace per tutti sta nell’unicità di ogni individuo. A volte, è necessario usare un metodo diverso per ogni individuo per identificare  situazioni molto complesse. Ci si accorge di questa cosa quando due soggetti hanno gli  stessi effetti  da  alterazione posturale che però si neutralizzano con metodiche differenti. Le alterazioni erano evidentemente differenti.


Errore concettuale o solo comodità?

La posturologia è morta! Come dicevo nel titolo, perché la spinta scientifica è ferma a oltre 30 anni fa. L’unica vitalità che manifesta è nel produrre corsi e il conseguente  reddito per chi li attiva. Molto meno per la grande maggioranza degli allievi di corsi e master che non sanno come mettere a frutto le conoscenze acquisite per produrre risultati e un guadagno soddisfacente..

Dal punto di vista scientifico non mi sembra ci siano stati grandi cambiamenti negli ultimi 30 anni. La posturologia ha ancora un grande  potenziale ma non nel senso  del termine con cui la si identifica.  

Lo sport,  le attività di business, le risorse umane,  potrebbero essere nel  futuro della posturologia. Prevedo ambiti diversi dalla medicina.

La difficoltà estrema dello sviluppo dell’ambito posturologico, al momento,   è dovuta alla naturale tendenza di chi si occupa di posturologia di veicolare in essa la propria professione o meglio il proprio indirizzo, e mentre lo fa pensare che questo sia l’unico modo possibile di fare posturologia. L’odontoiatra  userà come punto unico di rifermento la bocca. L’ ortopedico  troverà conveniente utilizzare come terminale d’azione il piede, e così l’ oftalmologo metterà l’occhio al centro dell’universo.  

Dovere lottare con il tono muscolare del cliente/paziente può essere come provare ad afferrare  un’ anguilla che nuota dentro una vasca piena d’olio. E’ più comodo farsi bastare una piccola frazione  del sistema posturale usando questo come piano di lavoro,  sperando  che così si   risolva l’impasse del paziente. In caso contrario… pazienza.  Un poco come se si usasse il letto di Procuste per scegliere il paziente-cliente ideale con cui lavorare.

Sarebbe più opportuno avere un approccio con la mente neutrale, non predisposta a vedere solo piedi, solo occhi, o solo denti, una mente abituata a pensare in modo generale e  in modo empirico, una mente  in grado di ricordarsi che esistono altri recettori che  interagiscono costantemente tra loro nel creare gli effetti che si deputano al battito d’ali dell’ inconsapevole farfalla. 

A proposito, le farfalle sono belle ma non sempre inconsapevoli, possono essere addirittura crudeli.. magari lo racconto un’altra volta in una sezione dedicata ai lepidotteri.


La bilancia di previsione

La reale forza della postura sta nell’essere una sorta di bilancia di previsione ( si, avete letto bene non è un’ errore, non ho scambiato la c con la v) perché il cervello  è un organo previsionale e la postura essendo una sua emanazione non può essere da meno.  La  bilancia di   previsione posturale è un sistema di anticipazione istante per istante  della posizione del corpo nello spazio. 


Per capire ricordiamo come funziona l’occhio:  quando ci spostiamo da un punto A ad un punto B,  è   il flusso ottico retinico a svolgere la funzione primaria. Durante la locomozione, gli occhi fissano alternativamente il punto di arrivo e i vari ostacoli che incontrano  diminuendo progressivamente i punti di fissazione e i movimenti oculari. Questo grazie sopratutto alla visione periferica che fa gran parte del lavoro di aggiustamento delle traiettorie.  Per permettere postura e movimento, il  movimento oculare  determina  l’aumento e la diminuzione del tono muscolare di estensori, flessori ecc.  Normalmente si pensa che il segnale visivo si muova dagli occhi verso il cervello, in effetti non è proprio così: la maggior parte delle informazioni viaggia in senso opposto dal cervello verso gli occhi. Basandosi sulle esperienze passate  il cervello invia agli occhi le informazioni e mentre lo fa comunica  la sua previsione a tutte  le entrate di informazioni posturali. Se la realtà differisce dalla previsione il cervello dovrà essere informato dalle altre entrate posturali per poter reagire alla cosa. Si capisce che  questo sistema ha un limite, il cervello impazzisce se non riconosce l’alterazione di un recettore posturale. Questo accade perché questa alterazione  sta sotto la soglia di controllo del cervello non la può escludere per continuare a fare il proprio lavoro. Il cervello infatti  è abilitato a escludere l’entrata posturale disfunzionale, ma solo se questa  disfunzione è aberrante. Ad esempio: se uno si benda un’ occhio dopo qualche minuto riuscirà a fare quasi tutto come prima o con poche limitazioni, perché il cervello non volendo vedere l’aberrazione dell’essere diventato monocolo, la esclude e riprende il controllo. Se invece il disturbo è minimo, sotto i 4 gradi di spostamento dell’asse visivo, come può essere una lente montata male sugli occhiali, che crea uno pseudo effetto prisma,  ecco apparire vertigini e mal di testa e altri simpatici disturbi . In questo caso il cervello  non riconosce l’errore e impazzisce.  Tutte le entrate di informazione posturale hanno meccanismi simili  di  soppressione del disturbo che però è dedicato solo a situazioni che per il sistema di integrità posturale  possono essere definite aberranti.


L’equilibrismo comune

Immaginate per un attimo un tizio che attraversa un canyon profondo 100 metri a ampio 50,  camminando su un cavo. Per farlo deve affidarsi agli occhi, al suo orecchio interno e alla sua ATM (articolazione temporomandibolare). Questi tre organi collaborano per mantenere il suo equilibrio stabile a partire dal piano occlusale che deve restare il più possibile parallelo alla linea dell’orizzonte. I muscoli oculari attivano i suboccipitali che fanno da starter ai movimenti della testa e sono collegati con i canali semicircolari dell’orecchio e con l’ATM. 

Mentre gli occhi  aggrappandosi all’ambiente si spostano  avanti e indietro dal traguardo ai punti intermedi per prevedere il miglior percorso da fare,  l’orecchio interno cerca di mantenere l’equilibrio stabile facendo combaciare le sue informazioni con quelle dei muscoli oculari e dei suboccipitali, il tutto mentre mascella e mandibola contribuiscono a equilibrare il tono muscolare  facendo toccare i denti al momento giusto per il tempo giusto. Tutto questo  enorme lavoro invisibile viene trasmesso ai piedi che facendo presa sul cavo trasmettono le pressioni  al cervello e questo a sua volta ai tre organi di prima. La pelle percepisce la pressione dell’aria e a sua volta comunica al cervello questa cosa che poi sarà rimodulata a piedi, atm, orecchio interno e occhi per evitare di perdere l’equilibrio,  tutte le articolazioni del corpo cercano di tenere allineate le ossa in modo da avere una postura che rallenti le oscillazioni  del corpo. E intanto passo dopo passo il nostro equilibrista cammina e raggiunge il suo traguardo .


Speriamo solo che durante la traversata non passi da li una farfalla.


  La prima novità del 2024 è la confezione di un programma, acquistabile solo   online, adatto a sciogliere i nodi posturali più frequenteme...